"Marpiccolo", di Alessandro Di Robilant
Dal romanzo Stupido di Andrea Cotti, un noir urbano sgraziato e claustrofobico, immerso dentro i grigi di Taranto che appare come un set impermeabile. C'è qualche simbolismo di troppo ma il cuore malato di questo film batte con estrema sincerità anche grazie ai volti potenti di Giulio Beranek e un sempre più sorprendente Michele Riondino. Presentato al IV Festival del Film di Roma nella sezione "Alice nella Città"
Di Robilant disegna efficacemente il quadro di un degrado soprattutto familiare, senza sconti. Marpiccolo sembra infatti ritrovare quello spirito civile e quell'energia di Il giudice ragazzino e, anche grazie ai volti di Giulio Beranek e di un sempre più sorprendente Michele Riondino, appare una pellicola di immediato impatto, essenziale nel disegnare questa graduale discesa, con alcuni momenti anche incalzanti come il furto nella villa del boss o gli scontri col rivale in prigioni. Certo, a volte si averte la presenza di qualche eccessiva sottolineatura delle azioni del protagonista (il momento in cui esegue l'omicidio su commissione) o qualche simbolismo di troppo (la presenza/parallelismo di Cuore di tenebra di Conrad). Però ciò che attira del film è proprio questo suo essere sgraziato, immerso in quei cromatismi grigi saturi che creano già quella sensazione di opprimente claustrofobia. Appare un set impermeabile quello di Marpiccolo. Uno spazio predestinato da cui è impossibile fuggire. Ed è proprio nell'aspirazione a una rottura col proprio passato (e quindi con la propria famiglia) da parte di Tiziano o anche nella sconfortata rassegnazione di non farcela che sta il cuore di un film anche malato, ma anche così prepotentemente diretto nella sua sincerità.
Regia: Alessandro Di Robilant
Interpreti: Giulio Beranek, Anna Ferruzzo, Selenia Orzella, Michele Riondino, Roberto Bonvenga, Valentina Carnelutti
Origine: Italia, 2009