Sin City – Una donna per cui uccidere, di Frank Miller e Robert Rodriguez
Il bianco e il nero si confondono in un sottotono grigio in cui il rosso del sangue non macchia più lo schermo. Rodriguez entra nelle pagine della graphic novel con il 3D, per sentire l’odore di marcio che trasuda la città e palpare le curve della dea di Sin City, me mentre la storia di Miller avanza verso il cinema, questo fa un passo indietro rispetto al fumetto.
La morte è lo scopo finale. Che sia la liberazione da una vita abietta, la vendetta della vita, o il mezzo per raggiungere in fretta i propri obiettivi, come nel caso della dea di Sin City, Ava Lord, la donna più bella e letale della città. Il suo corpo sinuoso emerge dall’acqua della piscina come da un bagno d’argento e si aggira tra le stanze lussuose della sua magione coperto solo da un velo. Nessun uomo può resistere ai suoi occhi magnetici e al suo corpo perfetto. Basta uno sguardo o la sua mano che corre vorace lungo il corpo per annebbiare la mente anche della persona più retta e metterla al suo servizio, per uccidere chiunque ostacoli il suo cammino. Dwight Mccarthy è la sua pedina, un uomo che ucciderebbe per lei. Dopo essere stato miseramente abbandonato anni prima, cade ai suoi piedi per una lacrima languida e il miraggio di una notte torbida al suo fianco. Il gioco e compiuto e un’ondata di morte torna a sommergere la città per i capricci della bella Ava.
Sono passati nove anni dal primo capitolo di Sin City, ma il suo mondo è intatto, marcio come al principio. La città del peccato è assetata di sangue come sempre, ma i suoi personaggi sono più cadenti, consumati dall’odio e dalla sete di vendetta. Nancy Callahan, l’angelo di Sin City, è l’ombra di se stessa. Perennemente ubriaca, volteggia sul palcoscenico come una marionetta vuota alla mercé del miglior compratore. E Dwight Mccarthy si trascina tra i vicoli, completamente in balia di Ava, senza coscienza, dando alla sua vita lo stesso valore di una notte di sesso consumata in un motel. Sin City è l’ombra di ciò che era, una scena consumata dall’odio, in cui il bianco e il nero si confondono in un sottotono grigio, in cui non c’è più spazio per il bene, e il rosso del sangue, che all’inizio macchiava violentemente lo schermo, scorre per le strade senza attirare troppo l’attenzione.
L’immagine è rotonda, tridimensionale, e il contrasto netto con le immagini bidimensionali tratte dalla graphic novel in bianco e nero di Frank Miller, che era il tratto distintivo di Sin City, è ridotto al minimo. Robert Rodriguez usa il 3D per entrare nelle pagine della graphic novel, sentire l’odore di marcio che trasuda la città e palpare le curve della dea di Sin City, ma questa scelta, quanto mai efficace per quanto riguarda la resa filmica, pone questo nuovo capitolo su un livello diverso rispetto al primo, avanzando verso cinema e facendo un passo indietro rispetto al fumetto. Anche la sceneggiatura, che salta avanti e indietro nel tempo rispetto agli episodi del primo capitolo, non è più una traduzione fedele dell'opera originaria, ma un prodotto originale che vive di vita propria. Miller ha conservato l'atmosfera cupa, ma ha dato un nuovo volto ai personaggi, che non riescono a nascondere i segni di una vita spietata e di un animo sfilacciato, e che vivono per vendicare i torti subiti più che per cambiare la loro storia in un presente brutale, in cui le uniche incarnazioni del bene sono i fantasmi del passato.
Titolo originale: Sin City: A Dame To Kill For
Regia: Robert Rodriguez, Frank Miller
Interpreti: Rosario Dawson, Mickey Rourke, Bruce Willis, Eva Green, Jessica Alba, Jaime King, Josh Brolin, Michael Madsen, Clive Owen, Jamie Chung, Joseph Gordon-Levitt, Julia Garner, Juno Temple, Ray Liotta, Jeremy Piven, Christopher Meloni, Dennis Haysbert, Crystal McCahill
Origine: Usa 2014
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 102'