Le leggi del desiderio, di Silvio Muccino
C’è qualcosa che mette profondamente a disagio lo spettatore nel momento in cui Silvio Muccino entra in scena, agitandosi con fare ballerino nei video promozionali del life coach Giovanni Canton. Proprio come inquietano questi santoni 2.0 così inquieta il mondo che Muccino ha tessuto, in un’eco di positività à la vita è meravigliosa che si rivela soltanto tentativo espressivo di un kitsch corrosivo
La lunga e angelica chioma bionda, la voce da adulto-bambino che ha cancellato una parte della sua identità, non riescono a permettergli di superare i conti in sospeso con i fantasmi del passato (e familiari) che segnano Silvio. Giovanni Canton volteggia nell’aria, parla con fare (per nulla) convincente con una esondante insicurezza che muove quasi a pietà.
Gli spiazzanti video promozionali iniziali introducono la figura di Canton nel suo momento di maggior gloria: successo editoriale, successo personale con tanto di fan pronte a strapparsi i capelli. L’editore decide di indire un concorso: Canton sceglierà tre persone per aiutarle a diventare quel che desiderano. Gli incidenti sentimentali della sua assistente (Nicole Grimaudo, goffamente timida e sensibile, sempre disponibile, dallo spiccato desiderio materno che tuttavia riesce a concedere anche dei momenti sexy) fanno sì che Canton la scelga come una dei tre fortunati, al fianco di una madre di famiglia che scrive romanzi erotici e di un sessantenne che ha perso il lavoro.
E allora la sceneggiatura, scritta con Carla Vengelista, prende avvio con un crescendo scolastico che, atto dopo atto, colpo di scena dopo colpo di scena, burla dopo burla, arriva al più immaginabile degli happy ending.
Proprio come inquietano questi santoni 2.0 che popolano il mondo virtuale sfruttando le debolezze della gente, personaggi ai quali si ispirano gli sceneggiatori, così inquieta il mondo che Muccino ha tessuto, in un’eco di positività à la vita è meravigliosa che si rivela soltanto tentativo espressivo di un kitsch che ha corroso la sua stessa avanguardia prima ancora di darle la possibilità di manifestarsi.
E tuttavia, da questa amalgama al glucosio muccino-grimaudiana, due quadri si distaccano e illuminano le sorti del film. Sono quelli degli altri due fortunati fruitori della professionalità di Canton: Maurizio Mattioli, il sessantenne alla ricerca di lavoro che non ha detto alla moglie disabile di averlo perso e di aver consumato tutti i risparmi in banca, che riporta in vita la classica figura mattacchiona maschile della commedia italiana e, soprattutto, Carla Signoris, la scrittrice di romanzi osé nei momenti di pausa dal lavoro in Vaticano e dalla famiglia, sotto il falso nome di Lady Stella, che, insieme alle sue arzille amiche, regala con grazia momenti di brillante commedia, caduti da un altro pianeta e precipitati come salvatori su un film che sembra ispirato al catechismo per adolescenti.
Regia: Silvio Muccino
Interpreti: Silvio Muccino, Nicole Grimaudo, Maurizio Mattioli, Carla Signoris, Luca Ward, Carlo Valli, Paola Tiziana Cruciani, Gianni Ferreri
Durata: 105’
Origine: Italia, 2015
Distribuzione: Medusa