Second Chance, di Susanne Bier
Un cinema-saggio che scopre tutte le sue carte, le spedisce come lettera (morta) al suo spettatore e lo interroga su cosa sia giusto o sbagliato, moralmente accettabile o no, meritevole di una seconda opportunità o meno. La Bier crede ormai in un cinema intimamente scolastico che deleghi ogni slancio emotivo all’estenuante estetizzazione registica e scenografica
Il detective Andreas Jensen (interpretato dal sempre più divo Nicholaj Coster-Waldau) e la sua bella, bionda e hitchcockiana moglie formano una famiglia (apparentemente) "perfetta" insieme al loro pargolo. Poi però riemerge dal passato il criminale Tristan e la sua “sporca” famiglia che mette in pericolo la vita di un figlio (neonato anch’esso) trascurato e mal-nutrito. Ovviamente i destini di Andreas, Tristan e dei due bambini si scontreranno in uno scioccante destino disegnato dalle scelte dei genitori e dai pre-giudizi morali che li animano. Ecco: questo è un cinema-saggio che scopre tutte le sue carte, le spedisce come lettera (morta) al suo spettatore e lo interroga su cosa sia giusto o sbagliato, moralmente accettabile o no, meritevole di una seconda opportunità o meno. La Bier crede ormai in un cinema intimamente scolastico che deleghi ogni slancio emotivo all’estenuante estetizzazione registica e scenografica. Perché il thriller non è mai solo un thriller, come la commedia non era mai solo una commedia, ma ogni immagine “deve” far ragionare oltre(passando) il film. Dimenticandosi che il cinema (proprio come il sommo Hitch insegnava) è già di per sé ragionamento-per-immagine, che non deve mai aver paura di se stesso.
In questo caso specifico, poi, la parabola del protagonista lascia anche vari dubbi etici nel trattare una materia così scottante: ogni “scelta” di Andreas avviene quasi per effetto automatico (il teorema in "sceneggiatura") senza che mai un contingente sentimento giustifichi le sue azioni rendendoci partecipi della vicenda così tragica. Si naviga a vista, pertanto, verso il posticcio detour finale di una second chance alquanto discutibile. Insomma questo film non convince né sul versante del puro meccanismo di genere, né tanto meno dal lato “autoriale” che sottintende e rivendica apertamente (non c’è bisogno di scomodare i sublimi abissi di James Gray in un confronto impari), risultando sin dalla primissima inquadratura un algido oggetto di porcellana talmente liscio e levigato che ci sfugge subito dalle mani e dal cuore. Senza lasciare nessun tipo di segno tangibile.
Titolo Originale: A Second Chance
Regia: Susanne Bier
Interpreti: Nicholaj Coster-Waldau, Maria Bonnevie, Ulrich Thomsen, May Andersen
Distribuzione: Teodora Film
Origine: Danimarca, 2014
Durata: 104'