Sei vie per Santiago, di Lydia B. Smith
Pacatamente e con fiducia la Smith si accosta all’obiettivo della pura narrazione, lo sfiora, ma nel tentivo di afferrarlo sfugge. Tanti sono gli elementi che riconducono alla mente la città spagnola
Sarà accaduto a chiunque, si tratti di un viaggiatore o meno, almeno una volta nella vita d’incrociare il Cammino di Santiago. Un amico, un conoscente che ne parla, ne ha sentito parlare, lo vorrebbe percorrere, un film, il film, Buñuel. Tanti sono gli elementi che riconducono alla mente la città spagnola come meta del Cammino. Lydia B. Smith consente a chi ha innata l’anima del viaggiatore, a chi ha rodato i piedi mangiando chilometri ma anche a chi di camminare proprio non ne vuole sapere (così può rimanere comodamente seduto in poltrona) di viaggiare idealmente lungo le strade più note del percorso al fianco di sei protagonisti.
Santiago de Compostela. ”Secondo la leggenda fu una stella ad indicare a dei pastori il luogo dove si trovava il corpo di San Giacomo. Questa fu l’origine del nome di Compostela. Campus stellae. Il luogo della stella’‘ (prologo de La via Lattea di Luis Buñuel). Da allora meta di pellegrinaggio. Ma perchè, oggi, camminare lungo un percorso di oltre 800 km (se si aggiunge il tratto che da Compostela conduce a Finisterre)? A partire dalla nascita l’uomo vive la in-consapevolezza pasolinina che se ”il cammino incomincia…il viaggio è già finito” (prologo di Uccellacci e Uccellini di Pier Paolo Pasolini), ma è proprio tale in-coscienza che lo trascina alla ricerca di territori liberi dal tempo e dallo spazio conosciuti, consueti, veloci, preghi di aspettative e segnali della fine. Il cammino è la ricerca di un tempo ed uno spazio che pulsino a ritmi diversi e che sfuggano le dinamiche di quell’ in-coscienza. Camminare è per i protagonisti, al di là delle motivazioni del caso (religiose, sportive, spirituali, rituali), o almeno diventa più ci si avvicina alla meta, rompere gli schemi del reale con la lentezza (ciascuno col suo tempo), con l’ordine e la disciplina (se si vuole raggiungere l’obbiettivo), lasciandosi meravigliare da ciò che può o non può accadere (nel cambiamento costante dell’ambiente circostante), è ripulirsi dall’aspettativa del domani con la focalizzazione sull’adesso.
Pacatamente e con fiducia la Smith si accosta all’obiettivo della pura narrazione (molto statunitense come approccio) lo sfiora, ma nel tentivo di afferrarlo le sfugge. Esso langue in attesa di essere colto trasformandosi piuttosto in uno di quei desideri che tanto più ardentemente si affacciano al pensiero, più misteriosamente si allontanano dalla realtà. Se infatti la fotografia regge l’evoluzione del viaggio/essere umano come genius loci che entra nell’uomo e ne modifica ‘l’essenza’, la ‘scrittura’ non riesce a ripulirsi di quel surplus che diventa il cammino stesso nel momento in cui viene continuamente dai più nominato quasi fosse uno spot pubblicitario!
Titolo originale: Walking the Camino: Six Ways to Santiago
Regia: Lydia B. Smith
Interpreti: Annie, Wayne, Jack, Misa, William, Sam, Thomas, Tatiana, Alexis
Distribuzione: Cineama
Durata: 85′
Origine: Usa, Spagna 2013