Addio a Donald Sutherland

Se ne è andato a 88 anni uno degli attori più importanti della sua generazione, capace di segnare la storia del cinema recitando con Fellini, Altman, Roeg, Bertolucci, Landis, Eastwood

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Un gigante. Non solo fisicamente, dato che superava di gran lunga il metro e novanta d’altezza, ma soprattutto dal punto di vista cinematografico. Ci ha purtroppo lasciato a 88 anni, dopo una lunga malattia, Donald Sutherland, uno degli attori cinematografici più leggendari. L’annuncio della scomparsa dell’interprete canadese è stato dato su X dato dal figlio Kiefer, anch’egli apprezzato attore, che ha scritto un tweet di encomiabile giustezza: “Con il cuore pesante annuncio che mio padre, Donald Sutherland, è morto. Personalmente lo ritengo uno degli attori più importanti della storia del cinema. Mai scoraggiato da un ruolo, buono, cattivo o brutto. Amava ciò che faceva e faceva ciò che amava, e non si può mai chiedere di più. Una vita ben vissuta”.

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Ecco, forse l’unico appunto che potremmo muovere è sulla scelta del fin troppo neutro “una vita ben vissuta”. Perché a ripercorrere la sessantennale filmografia attoriale del premio Oscar alla carriera nel 2018 – uno dei più scontati e riparatori, che ha cercato di mettere una pezza sull’onta di una quasiasi nomination che l’Academy fino a quel momento non gli aveva mai riconosciuto -, le sinapsi dell’immaginario audiovisivo di qualunque spettatore vengono inevitabilmente stimolate.

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Nato a Saint John, città del Canada non esattamente al centro della vita cinematografica mondiale, Donald McNichol Sutherland (di evidenti origini scozzesi), dopo essersi laureato in Ingegneria sente che la sua strada però è un’altra e a soli 22 anni si trasferisce a Londra per studiare recitazione. Dopo una serie di apparizioni in serie tv britanniche di grande successo come Il santo e The Avengers, debutta nel cinema nel 1964 con Il castello dei morti vivi, dell’americano Warren Kiefer ma girato nell’italiana Bomarzo. Dopo alcuni piccoli ruoli, il primo film importante che gli dà la possibilità di farsi notare è uno dei più imitati del cinema: Quella sporca dozzina, di Robert Aldrich in cui interpreta Vernon L. Pinkley, uno dei dodici criminali della congrega assembrata da John Reisman. L’imperituro successo di critica e pubblico arriva però nel 1970, quando per Robert Altman indossa i panni del Capitano Benjamin Franklin Pierce nella più bella satira antimilitarista degli anni ’70 (e non solo): iN M*A*S*H, il lampo di follia dei suoi occhi azzurri colora in maniera indimenticabile le scorrribande compiute insieme al Capitano John Francis Xavier John McIntyre (Elliot Gould) nell’ospedale da campo.

Proprio in questo decennio si concentrano le più memorabili interpretazioni di Sutherland: dal Gesù Cristo delle allucinazioni del protagonista di E Johnny prese il fucile, di Dalton Trumbo allo straziante John Baxter di A Venezia… un dicembre rosso shocking, di Nicholas Roeg fino ad arrivare ad uno dei lungometraggi più immaginifici del cinema italiano. Ne Il Casanova, di Federico Fellini nel 1976 Donald Sutherland, doppiato da Gigi Proietti, interpreta il seduttore e letterato del Settecento riuscendo a rendere allo stesso tempo la sua figura tragica e ridicola. Sempre nello stesso anno interpreta un altro dei ruoli apicali della sua carriera, ovvero il gerarca fascista Attila Melanchini che si rende reo di uno dei massacri audiovisuali più empi della storia in Novecento, di Bernardo Bertolucci. Dopo l’insegnante seduttore di Animal House, del 1978 di John Landis, anche gli anni ’80 lo vedono partecipare a produzioni importanti ma sfortunate come Gente comune, di Robert Redford e Crackers, di Louis Malle, sghembo remake statunitense del 1984 de I soliti ignoti, di Mario Monicelli. In questi anni riesce a trasformare la sua carriera e a darle ulteriore longevità avendo l’umiltà di accettare di diventare un comprimario di lusso in film più popolari come Sorvegliato speciale, di John Flynn, Fuoco assassino, di Ron Howard nel 1991 o JFK – Un caso ancora aperto, di Oliver Stone. Anche negli ultimi anni della sua vita, pur tra ruoli scopertamente commerciali come il Presidente Coriolanus Snow nella saga di Hunger Games, riesce a ritagliarsi lo spazio per lungometraggi più personali come lo straordinario Space Cowboys, di Clint Eastwood fino al testamentario Ella & John – The Leisure Seeker, di Paolo Virzì in cui mette la sua fragilità – le avvisaglie della malattia erano già evidenti – al servizio dell’esordio statunitense del regista italiano.

 

La nostra TOP 10

 

1: Novecento, di Bernardo Bertolucci

 

2: Il Casanova, di Federico Fellini

 

3: M*A*S*H, di Robert Altman

 

 

4: E Johnny prese il fucile, di Dalton Trumbo

 

 

5: Quella sporca dozzina, di Robert Aldrich

 

6: Animal House, di John Landis

 

7: A Venezia… un dicembre rosso shocking, di Nicholas Roeg

 

 

8: Space Cowboys, di Clint Eastwood

 

 

9: Reign Over Me, di Mike Bender

10: Ella & John – The Leisure Seeker, di Paolo Virzì

 

 

 

 

 

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