Biografilm 2024. Invisible Nation – Incontro con Vanessa e Ted Hope

La regista e il produttore, freschi del Premio Celebration of Lives Award 2024, incontrano la stampa al Festival Biografilm raccontando il loro documentario su Taiwan

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La regista Vanessa Hope e il produttore Ted Hope hanno presentato il loro documentario Invisible Nation, in occasione della 77ª edizione del Biografilm.

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Il film mostra al pubblico la situazione precaria che vive Taiwan mettendo in risalto la figura di Tsai Ing-wen, la prima donna a ricoprire il ruolo di presidentessa nella regione e sulla scena mondiale. Tsai ha completato i due mandati consentiti dalla legge taiwanese il 20 maggio ed è stata sostituita da Lai Ching-te.

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Durante l’incontro la cineasta Hope ha rivelato come il ruolo dell’ex presidentessa sia stata un nucleo centrale all’interno della storia di Taiwan, definendola una donna forte, coraggiosa e considerata dal popolo un vero e proprio mentore. “Non importa da quale parte del paese vieni, tutto il popolo di Taiwan la ama”. A tal proposito si aggiungono le parole del produttore Ted Hope: “Si tratta della prima figura di presidentessa a parlare di Taiwan in qualsiasi situazione. Il popolo la ama e il sentimento è contraccambiato e questo lo si può vedere quando alla sua nomina la folla in piazza ha esultato e lei era visibilmente emozionata”.

Si tratta di un paese che si è ritrovato isolato, che lotta per un autogoverno e che, a detta del popolo di Taiwan, la Repubblica popolare cinese non ha mai esercitato la sovranità e per questo motivo ha il diritto di andare per la propria strada. L’opera di Vanessa Hope è più che mai una questione attuale e lei stessa ha raccontato come sia stato lavorare e vivere nel paese asiatico, “Per questo progetto ho viaggiato e visto diversi luoghi. Quando sono stata lì a Taiwan ero davvero emozionata, prima di tutto di vedere con i miei occhi una cultura così diversa dalla mia e una donna al centro del tavolo circondata da soli uomini, in Giappone invece c’era questo enorme tavolo squadrato con vicino il set da tè proprio come i clichè”.

Vanessa Hope racconta di essere stata a Taipei dal 1995 al 1996, proprio l’anno del passaggio dall’autoritarismo alla democrazia, e di aver assistito alle prime elezioni presidenziali dirette di Taiwan. La regista e il produttore affermano di aver riscontrato non poche difficoltà nel raccontare il clima, sempre più turbolento, tra Cina e Taiwan. Ted rileva di aver notato un disinteresse quando si parla di Taiwan ma che il problema riguarda non solo loro ma tutto il mondo, e anche per questo motivo hanno deciso di puntare sull’introduzione di più personaggi. Come quella di Andrew J. Nathan, professore di scienze politiche alla Columbia University, che si esprime riguardo la confusione e ambiguità intorno al nome e allo status di Taiwan. Quest’ultimo, infatti, afferma che si tratta di una strategia della Cina per ridurre la personalità internazionale di Taiwan.
Nonostante le difficoltà che il paese sta riscontrando, Vanessa Hope parla di volontà di progresso da parte del paese e la ricerca di una strada sempre più incentrata sui diritti umani. Taiwan ha fatto passi in avanti nell’uguaglianza di genere e nell’ottenere libertà personale, ed è infatti il primo paese asiatico a legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Ted Hope dichiara che fin da subito la passione e la dedizione di Vanessa l’hanno enormemente ispirato. Prende poi parola Vanessa Hope, la quale afferma: “Ogni film è una esperienza nuova, come se si trattasse della prima volta. Lui ha sicuramente più esperienza di me ed ha alle spalle una grande carriera. Lavoravamo su un tavolo, proprio come questo solo che era della cucina, e dialogavamo faccia a faccia. È stato speciale, io ero molto focalizzata sul mio obiettivo e avevo le mie scalette e il mio programma, mentre lui è decisamente più multitasking. Questa diversità ci ha aiutati”.

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