Inside Out 2, di Kelsey Mann

Un sequel di alto livello, visivamente potente. Un’opera che approccia la complessità del reale, espandendo la mitologia del primo capitolo e rilanciando la posta in gioco. Da oggi in sala

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È stata un’impresa titanica quella intrapresa da Kelsey Mann e collaboratori con Inside Out 2: recuperare dal deposito Pixar uno dei prodotti più impattanti e avveniristici del catalogo e fare i conti con le (pesantissime) eredità di Pete Docter (Monsters & Co., Up) e Michael Giacchino – il primo nuovamente coinvolto in veste di produttore esecutivo, il secondo ri-evocato dalle sonorità del main theme qui mescolate al soundtrack della new entry Datzman.

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Raccontare lo sviluppo della piccola Riley e tratteggiare l’inizio della nuova fase di vita adolescenziale – contraddistinta da una gamma di emozioni decisamente più variegata – richiedeva d’altronde un certo grado di consapevolezza; specie nei confronti di un prodotto chiamato a crescere insieme alla sua protagonista, ma gravato al contempo dal rischio di risultare un semplice “more of the same” del capitolo precedente.

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Intimamente ancorato all’immaginario Pixar tipico dei grandi capolavori della Casa – e all’architettura-chiave della discarica su cui già ponevamo l’accento ormai nove anni fa – il film di Mann procede in effetti ad allargare il microcosmo creato da Docter, approfittando delle possibilità di espansione dell’inner-world, potenzialmente inesauribili, per ridisegnarne i confini ed esplorare nuove latitudini. Alle ormai celebri isole della personalità, alla prigione del subconscio e ai labirintici scaffali della memoria si aggiungono qui la discarica dei brutti ricordi, il fiume del flusso di coscienza e una nuova location privilegiata, adibita alla costruzione del “senso di sé”. Senza contare l’introduzione di un misterioso “caveau” dei segreti, scopertosi archivio di comedy relief e di audiovisivo in molteplici formati.

Più grande la console, più numerose le emozioni. Ed ecco che il quintetto base del primo film, composto da Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto, trova nuova linfa nei personaggi di Ansia, Invidia, Imbarazzo, Ennui e Nostalgia – quest’ultima relegata per il momento al semplice ruolo di comparsa. Una squadra nuova di zecca “ingaggiata” per una nuova entusiasmante (?) avventura.

Nuovamente frammentato dall’alternarsi tra il racconto della vicenda umana della protagonista – impegnata in un campo estivo di hockey di tre giorni – e lo svelamento dei meccanismi del dietro le quinte della stessa, Inside Out 2 rilancia però con decisione la posta in gioco. E se il primo e più importante obiettivo rimane anche in questo caso la ricerca di una stabilità tra le diverse emozioni – essenziali nella loro complementarietà – Mann approfitta della solida struttura di partenza per innestare anche un altro tipo di discorso. Ragionando cioè sulla fase di transizione esistenziale rappresentata dalla pubertà, nei termini di un equilibrio (inevitabilmente precario) tra valorizzazione della memoria (ciò che si è stati e che si è) e naturale desiderio di proiezione verso il futuro (ciò che si potrà diventare).

Estremamente lucido, in questo senso, appare allora il frangente in cui Gioia constata con grande preoccupazione che Ansia si sta servendo dell’immaginazione di Riley per danneggiare – anche se involontariamente – la ragazzina. Frangente in cui il film, rileggendo “l’abuso” di questa specifica emozione – l’ansia appunto – in qualità di negativo della creatività, di glitch di sistema potenzialmente distruttivo, pone le basi per la successiva, potente, messa in scena dell’attacco di panico della protagonista. Animato nell’intersezione tra l’ipercinesi statica di un inespugnabile vortice di pensieri e il senso di paralisi da esso generato.

D’altra parte, sembra suggerirci il regista, la soluzione risiede nel costante oscillare, nel cadenzato e contradditorio avvicendarsi di innumerevoli “sensi di sé”. In quella sfaccettata complessità, tipicamente umana, che Pixar Animation Studios indaga fin dagli albori.

Non a caso, scriveva Ariane Koek all’interno di “Real Feelings: Emotion and Technology” (2020), “Nel XXI secolo i sentimenti, e non i fatti, sono la nuova verità”. E da questo punto di vista Inside Out 2, pur manchevole della portata rivoluzionaria del predecessore e a un solo anno di distanza dagli squarci di Across the Spiderverse, dimostra fuor d’ogni dubbio di voler puntare in alto. Senza paura.

 

Titolo originale: id.
Regia: Kelsey Mann
Voci originali: Kensington Tallman, Amy Poehler, Lewis Black, Phyllis Smith, Tony Hale, Liza Lapira, Maya Hawke, Ayo Edebiri, Adèle Exarchopoulos, Paul Walter Hauser, Lilimar, Diane Lane, Kyle MacLachlan, Grace Lu, Sumayyah Nuriddin-Green, Yvette Nicole Brown, Ron Funches, James Austin Johnson
Voci italiane: Pilar Fogliati, Deva Cassel, Marta Filippi, Federico Cesari, Sara Ciocca, Stash, Stella Musy, Paolo Marchese, Melina Martello, Daniele Giuliani, Veronica Puccio
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Durata: 97′
Origine: USA, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4
Sending
Il voto dei lettori
4 (2 voti)
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