Road House: il lottatore Conor McGregor sfida Jake Gyllenhaal nel remake di Doug Liman

L’irlandese ha debuttato come interprete nel remake del cult con Patrick Swayze. Riuscirà Hollywood a scendere a compromessi con uno dei personaggi più controversi della contemporaneità?

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John Cena, Dave Bautista, Hulk Hogan, Andre The Giant e ovviamente The Rock. Sono solo alcuni dei nomi che nel corso degli ultimi decenni hanno provato a capitalizzare lo status di icona raggiunto grazie alla propria carriera da wrestler provando a mettersi davanti alla macchina da presa, non sempre con risultati stratosferici. Il prossimo ad aggiungersi a questa lista è invece Conor McGregor (non un wrestler, vero, ma pur sempre un lottatore che ha costruito la propria fama grazie alla propria potenza mediatica), che debutta come attore nel nuovo film di Doug Liman, Road House, appena approdato su Prime Video, in cui l’irlandese affiancherà Jake Gyllenhaal nel remake de Il duro del Road House del 1989, diretto da Rowdy Herrington e con Patrick Swayze.

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Tale trasformazione di carriera è quasi sempre accompagnata da una totale trasformazione anche della propria immagine. D’altronde, difficilmente un attore può restare a lungo nel giro tirando pugni a destra e manca, soprattutto ai giorni d’oggi, in cui basta un piccolo scandalo per gettare un divo amatissimo in fondo al dimenticatoio. E allora ecco The Rock in Jumanji – Benvenuti nella giungla diventare un simpatico zio con cui divertirsi in un pomeriggio domenicale con tutta la famiglia. Conor McGregor però sembra non voler seguire l’esempio, riuscendo a generare polemiche a ripetizione.

Si pensi a Machine Gun Kelly, Des Keogh, Francesco Facchinetti, la mascotte dei Miami Heat. Cos’hanno in comune questi personaggi apparentemente così distanti tra di loro? Tutti e quattro negli ultimi tempi hanno ricevuto percosse dall’artista marziale irlandese. Difficile immaginare quindi che in un’eventuale prosecuzione di carriera McGregor possa presentare un premio Oscar senza vestiti strappando le risate dei telespettatori, cosa che invece risulta piuttosto nelle corde del “nuovo” John Cena. Anzi, fa una certa impressione vederlo nelle immagini che trapelano dai backstage di Road House scherzare tranquillamente con Jack Gyllenhaal, con lo sguardo voyeuristico dello spettatore deluso poiché si aspetterebbe una mattata gratuita.

Conor McGregor

Riflettendo però proprio sul passato di McGregor, il mancato repulisti della propria immagine non dovrebbe stupire più di tanto. I suoi illustri colleghi infatti derivavano da un contesto costruito proprio intorno allo spettacolo e per lo spettacolo, niente più che ingranaggi di una macchina (la WWE) che gli attribuisce un personaggio, con appositi ruoli, background e allineamenti. Elementi cangianti, quindi, abituati ad assumere le vesti più consone a ciò che un certo tipo di pubblico richiede. Al contrario l’irlandese ha di fatto costruito la propria immagine pubblica da sé; le arti marziali miste non richiedono infatti una spettacolarizzazione che vada oltre al combattimento sportivo stesso e si può tranquillamente affermare che sia stato lo stesso McGregor a plasmare al contrario l’ambiente che lo circonda, o quantomeno la percezione che ne hanno gli spettatori. In parole povere, l’UFC deve probabilmente l’impennata della sua popolarità proprio a Conor McGregor e alla sua capacità di dare spettacolo dentro e (soprattutto) fuori dal ring, con la consueta dose di pubblicità che qualsiasi personaggio controverso porta con sé, un capitale che evidentemente attira anche le case di produzione cinematografiche.

Difficile ad oggi ipotizzare un seguito per la carriera da attore del lottatore irlandese, anche in virtù dei problemi che sempre più caratterizzano la distribuzione del film di Doug Liman, con il regista stesso in aperta polemica con Prime Video per la scelta di non distribuire in sala la pellicola. Decisione che peraltro chiaramente garantisce una visibilità minore all’opera e quindi al debutto attoriale di Conor McGregor. Non resta però che attendere sulla soglia e vedere cosa il futuro ci offrirà, in attesa anche di capire se Hollywood riuscirà eventualmente a domarlo o se sarà domata da un personaggio, come pochi altri prima d’ora, assolutamente sui generis.

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