1/9/2005 – Cinema bulimico? Per la Medusa sì!

L'A.D. della società al Giornale dello Spettacolo

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"Il mercato cinematografico italiano è bulimico. Ha bisogno sempre di nuovo prodotto. Le responsabilità sono sia degli esercenti che dei distributori. Bisognerebbe essere più coraggiosi e programmare meglio certe uscite. Se si continua così, si rischia di andare in stallo, con un motore che gira a vuoto". Ad affermarlo, sul Giornale dello Spettacolo, è Giampaolo Letta, vicepresidente e amministratore delegato di Medusa, società che quest'anno celebra il decennale e che inaugura la Mostra del Cinema di Venezia con "Seven Swords".
Sulla discussa "crisi" del prodotto nazionale, il responsabile di Medusa è scettico: "Non ci sono crisi, ma solo dei cicli e stiamo per assistere a dei cambiamenti molto interessanti da parte dei registi, pronti a raccontare qualcosa di nuovo in maniera molto personale". Anche se, aggiunge, "nella produzione italiana è prevalente il cinema d'autore. Una tendenza che negli anni è andata diminuendo, ma che, comunque, è ancora molto forte, forse troppo".
Tra i problemi più rilevanti del mercato cinematografico italiano, secondo Letta vi sono il minore investimento della televisione nell'acquisto di film e l'aumento dei costi di produzione: "Le televisioni generaliste acquistano meno cinema, pagando di meno, perché il cinema in tv presenta dei risultati di audience in flessione. Anche la televisione satellitare cerca di pagare sempre di meno, adducendo come motivazione lo sfruttamento del video e di Internet che renderebbero il prodotto più 'fiacco'. Nel frattempo, i ricavi dai nuovi sfruttamenti come banda larga e digitale terrestre sono ancora tutti da verificare e nessuno sa quantificarli. In più i costi produttivi sono troppo alti. Dal punto di vista produttivo, con l'euro i costi sono raddoppiati e sono diventati insostenibili soprattutto in Italia, dove il mercato di riferimento è uno solo: il nostro. E' impensabile che i film costino così tanto: tutti quanti dobbiamo cercare di andare in un'altra direzione. Non solo il prodotto costa troppo ma c'è anche una rigidità eccessiva nell'organizzazione del lavoro tra le produzioni".
Per quanto riguarda la programmazione estiva, Letta vede nel prolungamento della stagione "ancora un atto di fede, ma non c'è dubbio che bisogna insistere su questa strada per evitare che le nostre sale chiudano per tre mesi. Noi continueremo a fare la nostra parte sia con il cinema americano che italiano, come quest'anno con "Le crociate" e "Quo vadis Baby?".


 

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