"Ringrazio il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per il suo intervento attento e appassionato nei confronti del teatro e dello spettacolo". Così dichiara il presidente dell'Agis, Alberto Francesconi, che propone altresì al vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli, di farsi promotore di "una conferenza internazionale dei Paesi del bacino del Mediterraneo e dell'Unione europea sui beni e le attività culturali, da tenersi in Italia, quale momento permanente di confronto di esperienze e di esaltazione della diversità culturale per favorire la reciproca conoscenza e l'integrazione sociale".

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"Risorse e riforme costituiscono per l'Agis – scrive Francesconi sul Giornale dello Spettacolo – un binomio inscindibile per affermare una concezione moderna e dinamica del fare spettacolo nel nostro Paese e per garantire alla collettività un'offerta di qualità in sintonia con le esigenze e le aspettative della domanda e con le dinamiche di un mercato sempre più globale. Il ruolo assunto dal vicepresidente del Consiglio, Rutelli, alla guida del ministero per le Attività Culturali e i primi segnali positivi ricevuti, rendono legittima l'attesa, già dalla prossima Finanziaria, di una netta inversione di tendenza nel finanziamento del Fus (Fondo unico dello spettacolo), al fine di ricondurre l'entità del fondo a quella soglia psicologica di 510 milioni di euro raggiunta nel 2001, con l'obiettivo di legislatura di raggiungere il tetto dell'1% del Pil, come del resto richiamato dal programma elettorale dell'Unione. Da anni l'Agis sostiene, infatti, che l'intervento pubblico non debba più essere inteso quale spesa a fondo perduto, ma come investimento, moltiplicatore di effetti e garante di un'offerta di qualità".

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Ma per essere competitivi in ambito culturale, secondo il presidente dell'Agis, "non bastano maggiori risorse, ma servono anche soluzioni normative, organizzative e finanziarie, indispensabili per la riforma ed il rilancio dello spettacolo, così come appare improcrastinabile, da parte degli operatori, avviare i processi di autoriforma. Queste sono le molteplici ragioni che ci sollecitano a richiedere la rapida approvazione di leggi quadro che richiamino l'"eccezione culturale", stimolino l'intervento del privato, insieme ad un'azione fiscale dedicata agli operatori, amplino la domanda attraverso la scuola e l'università ed un diverso rapporto con i vecchi e nuovi mass media, superino lo stato di precarietà lavorativa, promuovano la formazione e l'aggiornamento degli artisti, tecnici e manager, ma anche degli addetti ai servizi culturali delle pubbliche amministrazioni, e definiscano uno specifico modello di credito".

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