31/1/2006 – La cultura è un optional

I produttori italiani sulla riforma Urbani

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"La disattenzione nei confronti dei finanziamenti pubblici destinati al cinema ha vanificato in un colpo solo le novità interessanti introdotte dalla riforma Urbani". Così Giancarlo Leone, amministratore delegato di Raicinema, commenta gli esiti della riforma del cinema (la cosiddetta "legge Urbani") a due anni dalla sua approvazione. "La cultura e i relativi investimenti – dichiara Leone al Giornale dello Spettacolo – sono diventati un optional, mentre tutti sappiamo che si tratta di un'attività fondamentale del nostro Paese. Per aiutare il cinema bisognerebbe puntare sulla defiscalizzazione e sull'incentivazione all'investimento".

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Anche Riccardo Tozzi, presidente di Cattleya, è critico nei confronti dei tagli dei contributi pubblici, che definisce "micidiali e gravissimi" e spiega che "bisogna andare verso un sistema che non esponga il cinema ai venti della politica, facendo affluire risorse attraverso automatismi e strumenti nuovi, come il prelievo mirato dalla filiera e il tax shelter. E' un peccato – aggiunge Tozzi – che, in un momento in cui il cinema italiano dà maggiori segni di vitalità, la politica sia in piena controtendenza, dando vita alla peggiore situazione finanziaria mai vista". Per Valerio De Paolis, produttore e amministratore di Bim, "la riforma Urbani non è cattiva ma, pur migliorando il sistema di finanziamento ai film nazionali, non ha avuto un'adeguata copertura finanziaria. Che senso ha fare dei provvedimenti buoni se, poi, non ci sono i soldi per farli funzionare?". E' invece nettamente duro il giudizio di Gianluca Arcopinto presidente della Pablo: "è una situazione devastante e i film davvero finanziati sono stati pochissimi. Viviamo in una grande confusione che non ha affatto aiutato la tanto sbandierata ripresa del cinema italiano. Non c'è stato nessun ricambio, ma questo era nell'aria. Quello che nessuno si aspettava è che mancassero del tutto i finanziamenti". Anche Rosanna Seregni presidente della Sintra è sfiduciata: "La situazione è drammatica: i soldi vengono tolti ad alcuni per essere dati ad altri. Questo cannibalismo di risorse è inaccettabile." Per quanto riguarda la legge: "Si deve avere il coraggio di fare una riforma vera, più organica, che tenga conto dei rapporti con le televisioni e l'esercizio". Massimo Pacilio, direttore generale di Movieweb è, invece, d'accordo con lo spirito della riforma: "Fare partecipare il produttore al rischio imprenditoriale è corretto. Il problema è da ricercare in un sistema creditizio che non consente di attingere ad altri fondi". Tra i punti nodali di una futura, nuova legge, Sandro Silvestri, responsabile relazioni esterne dell'Api, indica: "un prelievo su tutta la filiera, allo scopo di creare un fondo per finanziare il cinema. Ma, soprattutto, bisogna sottrarre alla politica le decisioni relative all'industria culturale creando un'agenzia a compartecipazione pubblica e privata". Per quanto riguarda i tempi, Silvestri non si fa illusioni "anche se cambia il governo, prima di un anno o due sarà difficile ottenere la riforma che vorremmo".

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