"Tutti all'attacco", di Lorenzo Vignolo

Opera visionaria nella sua sguaiatezza, tra "Shaolin Soccer" e "L'allenatore nel pallone" che però non ha avuto il coraggio di affidarsi totalmente al volto e al corpo di Ceccherini che avrebbe potuto condurla verso derive estreme

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Dalla Cina con furore. Tra Shaolin Soccer e L'allenatore nel pallone, Tutti all'attacco riprende quegli squarci acrobatici nei numeri dei fratelli Wong propri del primo con quelle forme di commedia sportiva che caratterizzava il film di Sergio Martino. Del resto, Max Bernabei, l'allenatore sfigato che improvvisamente si ritrova in mano le redini di una squadra di serie C, appare quasi come una riproposizione dell' Oronzo Canà di Lino Banfi. Certo, il film di Vignolo (aveva già codiretto 500! assieme a Robbiano e Zingirian) è fatto di piccoli sketch, di personaggi macchiettistici dallo Snai-men di Dado – che con altri attori del film come Claudio Batta, Giovanni Cacioppo e Rosalia Porcaro faceva parte della banda di Zelig – a Neri di Luis Molteni che sembra modellato sulla figura di Luciano Moggi, di siparietti che non si spingono mai in direzione di una comicità stralunata e demenziale pur avvalendosi dell'accoppiata Massimo Ceccherini-Alessandro Paci che aveva una maggiore forza dirompente in Lucignolo e Faccia da Picasso. Eppure Tutti all'attacco, nella sua sguaiatezza, possiede anche accesi squarci visionari come nella scena in cui Max gira ubriaco dopo che la sua squadra ha inanellato una serie di sconfitte anche se si era sempre affidato al dogma tattico del mito Mazzone o l'immagine del portiere che ha in testa l'immagine della moglie (Eva Henger) che gli mette sempre le corna. Sono proprio i frammenti non calcolati, quelli più nascosti al di fuori del percorso del film sportivo dove resta sempre in primo piano la caduta e poi l'ascesa della squadra di calcio, proprio perché improvvisi, quelli più sorprendenti in Tutti all'attacco. E' proprio in questi momenti che si libera la follia contagiosa del corpo e del volto di Ceccherini, la sua autentica cattiveria già presente nella scena in cui si mette a litigare con i cinesi vicini di casa oppure nella battuta in cui dice al nipote che il cartello "pignorato" sopra un'arpa che si trova nella villa che la società ha affidato a Bernabei indica la marca dello strumento. Forse però il film di Vignolo avrebbe potuto avere il coraggio di affidarsi maggiormente al comico, per arrivare pienamente a quelle derive estreme che già hanno caratterizzato i film che Ceccherini ha diretto come regista, presenti solo saltuariamente in quei frammenti fantastici dove sono in scena i fratelli Wong.

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Regia: Lorenzo Vignolo


Interpreti: Massimo Ceccherini, Alessandro Paci, Eva Henger, Giovanni Cacioppo, Claudio Batta, Sabrina Venezia, Luis Molteni, Dado, Rosalia Porcaro, Isabella Cecchi


Distribuzione: Warner Bros. Italia


Durata: 101'


Origine: Italia, 2005

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