#TOHorrorFF19 – It Comes, di Tetsuya Nakashima

Il festival, quasi alla boa dei 20 anni, continua ad esplorare l’offerta di cinema del fantastico dei diversi angoli del mondo. It Comes è il film d’apertura, una delle opere del concorso principale

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«Nessuno saprà mai se i bambini sono mostri o se i mostri sono bambini». Con questa citazione di Henry James terminava Quella villa accanto al cimitero (1981) di Lucio Fulci e con le stesse parole potrebbe chiudersi It Comes (2018) di Tetsuya Nakashima. Opera di un regista giapponese che ha avuto meno fortuna di alcuni coetanei connazionali come Takashi Miike e Sion Sono ma che si ricorda per Confessions (2010), il film è ispirato al romanzo Bogiwan Ga, Kuru di Ichi Sawamura, vincitore nel 2015 del Japanese Horror Novel Awards. La trama gravita attorno alla famiglia formata da Hideki Tahara, sua moglie Kana e la figlioletta Chisa e ad una inquietante presenza che comincia a minacciare la loro tranquillità. Hideki è un padre apparentemente perfetto, tiene un blog sulla quotidianità genitoriale, ogni domenica si incontra con altri giovani padri e dispensa consigli per migliorare le loro prestazioni. Ma non tutto è come sembra e presto si capisce che lo spirito denominato Bogiwan (il quale infesta anche i ricordi e i sogni del protagonista perché era l’incubo del nonno in punto di morte) sta arrivando per prendere Chisa e distruggere quella che a prima vista sembra essere una famiglia funzionale ma che in realtà nasconde incomprensioni e tensioni.

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Neppure la richiesta d’aiuto al miglior amico dei tempi del college, ora docente di folklore, sembra poterli salvare. È curioso come la figura dell’esperto, dello studioso di esoterismo e leggende, il cui modello è certamente il professor Van Helsing descritto da Bram Stoker, qui risulti non solo impreparato ad affrontare il male ma addirittura così debole da scendere a patti con esso pur di ottenere ciò che vuole. L’invidia e la frustrazione portano il giovane ricercatore al tradimento di amicizia e principi come le paure nei confronti delle responsabilità sembrano incarnarsi nel demone che perseguita i protagonisti. Hideki e Kana non erano pronti a diventare genitori, il primo per evidente immaturità e la seconda per la mancanza di una figura materna reale, ma lo scoprono troppo tardi. Nel film di Nakashima gli errori del padri ricadono inevitabilmente sui figli e la storia cambia faccia tante volte quanti sono i giochi narrativi con cui il regista sfida l’attenzione dello spettatore. A tratti commedia romantica, un po’ dramma sociale, ma soprattutto splatter visionario, It Comes è un labirinto di specchi di straordinaria potenza che fa riflettere sugli spettri del presente.

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In particolare, il film elabora un discorso attraverso il confronto fra gli strumenti tecnologici di cui si serve l’entità demoniaca e quelli invece tradizionali con cui si cerca di esorcizzarlo nella seconda parte. Il rituale viene spostato dal contesto contadino in cui è nato alle strade di una grande città e qui viene spettacolarizzato con una messa in scena di impianto teatrale. A parte la maestria con cui questa scena viene diretta e montata, rimane l’intelligenza con cui sarà ribaltato definitivamente il rapporto di potere fra i mezzi del bene e quelli del male, sottolineando che quest’ultimo ha quasi sempre un’origine umana anche se sembra provenire da lontano ed è prettamente sovrannaturale. Bisogna venire a patti col passaggio all’età adulta anche quando gli adulti non ci hanno dato modelli da seguire. Ed è necessario, per restare umani, non farsi schiacciare dalla paura. I mostri esistono ma forse siamo noi, e vengono allo scoperto da qualche parte là fuori, quando c’è la luna piena. Inoltre, se l’unica cosa a farci sentire vivi è il dolore, è con esso che dobbiamo imparare a convivere.

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