The Miracle of The Sargasso Sea, di Syllas Tzoumerkas

Su Mubi un imperdibile noir di provincia, surreale, violento ed erotico, interpretato dalla straordinaria Angeliki Papoulia. Ritratto, tra passato e presente, della Grecia post-crisi

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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La parola ‘sfida’ può essere una vera e propria ancora di salvezza per sopravvivere nell’oceano tortuoso dell’industria cinematografica contemporanea: «Sfida tutto il mare di opinioni, le norme, ogni richiesta di conformità, sfida prima di tutto te stesso. Mettiti in discussione il più possibile. Sfida le tue insicurezze. Abbi il coraggio di parlare alle persone, di essere estroverso. Sfida la tua stessa timidezza». A dirlo, nel corso d’un incontro al Karlovy Vary International Film Festival, Syllas Tzoumerkas, regista greco tra i propulsori della cosiddetta Greek New Wave cinematografica. Una lezione che il cineasta ha messo in atto sin dal suo primo lavoro, il corto The Devouring Eyes del 2001, che gli costò l’espulsione dalla scuola di cinema cui era iscritto ma l’interesse internazionale; il lavoro fu infatti selezionato alla Cinéfondation di Cannes dove vinse il premio della giuria. Qualche anno dopo, nel 2010, esordì alla Settimana della Critica di Venezia con Homeland. L’anno prima, nella cornice della Croisette aveva fatto capolino un altro regista ellenico, che aveva piacevolmente sorpreso la giuria della sezione Un Certain Regard con il crudelmente wittgensteiniano Dogtooth, Yorgos Lanthimos. Sono gli anni più neri della crisi per la Grecia e come si affrettò a dire qualcuno, probabilmente non si trattava d’una coincidenza che proprio da un paese così in ginocchio uscissero fuori film tanto crudi, rabbiosi, “controversi”. Come nelle nouvelle vague del passato s’incontrano temi e atmosfere spesso – ma non sempre! – ricorrenti e toni che spaziano dall’iperrealismo al surrealismo, dalla storia contemporanea ad atmosfere oniriche, suggestioni bibliche, guizzi anarchici, ma con la famiglia, nucleo tragico per eccellenza, sempre al centro, lasciando liberi gli eterni fantasmi del ciclo tebano e dell’Orestea eschilea. E come all’epoca dei «giovani turchi» della Cinémathèque, sono i corpi degli attori, i loro volti a stabilire connessioni anche laddove si fa più difficile trovarne.

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E non c’è persona in grado di incarnare più emblematicamente questa bizzarra e composita corrente come Angeliki Papoulia: l’abbiamo scoperta, giovanissima in Dogtooth, che proprio lo scorso anno è tornato in sala a dieci anni dalla sua uscita, ed in Alps, film successivo di Lanthimos; approdò poi al Festival di Locarno come protagonista dell’opera seconda di Syllas Tzoumerkas A Blast, straordinaria allegoria dello sfacelo economico e politico – l’avanzata di Alba Dorata, i pogrom contro gli immigrati, la fascistizzazione per niente nascosta delle forze dell’ordine – della nazione. Papoulia è al centro anche dell’ultimo lavoro di Tzoumerkas, The Miracle of The Sargasso Sea, presentato alla Berlinale nella sezione Panorama e che poi ha fatto il giro di festival (nelle sale romane l’abbiamo visto grazie alla selezione del MedFilm Festival). Un film che rientra nel thriller, come l’adrenalinico prologo vuol farci credere, ma non appena ci si lascia alle spalle la città di Atene, le strade di Exarchia, il commissariato, l’atmosfera inizia a rarefarsi accompagnandoci in un’ambiente purgatoriale liquido, paludoso e decadente, proprio come la cittadina marittima di Missolongi in cui è ambientata la vicenda. Gli appassionati di storia, i letterati o i romantici (nel senso più aperto del termine) sapranno forse che non si tratta d’un luogo anonimo: su quelle terre vi perse la vita Lord Byron che come molti in Europa aveva deciso di unirsi alle brigate internazionali per combattere per l’indipendenza della Grecia, paese simbolo e culla della cultura occidentale. Tzoumerkas, come nelle sue opere precedenti tesse così una stretta connessione tra passato glorioso e presente della nazione, lasciando spazio a suggestioni letterarie – già in epigrafe del suo primo cortometraggio si rimandava esplicitamente al Canto LXXXI di Ezra Pound – e leggendarie o mistiche. La metaforica laguna di Missolungi è infatti il punto di partenza del titanico viaggio delle anguille in rotta verso il Mar dei Sargassi, misterioso luogo d’amore in cui questi animali vanno ad accoppiarsi, ma è anche il luogo di leggendarie sparizioni e crudeli omicidi.

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Da questo limbo, soglia evanescente si dipana la vicenda, un noir provinciale che per ambientazione afosa e lacustre ricorda da lontano La Isla mínimathriller di Alberto Rodríguez, ma anche, a voler osare, un’eco della prima stagione di True Detective. A distanza di dieci anni vi troviamo Elisabeth, la detective del prologo ateniese, retrocessa a capo della polizia di questa cittadina nel cuore della Grecia Provinciale, alle prese con un cadavere. Le indagini la faranno incontrare con Rita, (l’altrettanto sorprendente Youla Boudali), operaia di un allevamento di anguille e sorella dell’ambiguo cantante di un locale notturno. Le vite delle due donne scorrono parallele nell’universo marcio e decadente che inizierà ad affiorare. Vicenda da manuale per un thriller di provincia, ma a cui Tzoumerkas aggiunge un portato onirico, biblico ed erotico che fa vibrare l’opera rendendola un pastiche straordinario e sovversivo. Qualcuno direbbe un’opera strana, «weird», come del resto sono state definite molte, se non tutte, quelle fatte rientrare nell’orbita della Greek New Wave. Ma il regista non si riconosce affatto in questa definizione, ed anzi, in un testo-manifesto, raccolto in “Film Parlato”, il regista ha ribattuto a tutti i critici che con occhio coloniale e colonialista si sono affrettati ad individuare come collante di questi film la cosiddetta «weirdness»: se proprio ci fosse da individuare un fil rouge tra opere e autori tanto diversi è da ritrovare piuttosto in un’idea costante di «revenge tragedy», in un aleggiante desiderio tragico di vendetta, le cui origini affondano nel patrimonio autoctono e immortale della tragedia greca e nelle sue letture più tarde, su tutte quella shakespeariana. Per dirla con Tzoumerkas, «c’è del marcio a Missolungi»; e non solo.

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Titolo originale: id.
Regia: Syllas Tzoumerkas
Interpreti: Angeliki Papoulia, Youla Boudali, Christos Passalis, Argyris Xafis, Laertes Malkotsis
Distribuzione: MUBI
Durata: 121′
Origine: Grecia, Germania, Olanda, Svezia, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3 (3 voti)
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