Viagem ao Sol, di Ansgar Schäfer e Susana de Sousa Dias

Viagem ao Sol mette in luce, tramite filmati d’archivio, le testimonianze di bambini giunti in Portogallo dall’Austria nel secondo dopoguerra. Dall’UnArchive Festival di Roma

--------------------------------------------------------------
BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

--------------------------------------------------------------

Il nuovo documentario di Ansgar Schäfer e Susana de Sousa Dias, Viagem ao Sol (Journey to the Sun), è rigoroso e straziante: usando solo immagini d’archivio, stabilisce molteplici risonanze con l’Europa di oggi, dove lo spazio per l’Altro è stato drasticamente ridotto.

--------------------------------------------------------------
KIM KI-DUK: LA MONOGRAFIA DEFINITIVA!

--------------------------------------------------------------

Come la maggior parte dei lavori precedenti di De Sousa Dias (Obscure Light del 2017 e Fordlandia Malaise del 2019), questo è un documentario d’archivio. Racconta la straordinaria storia di come 5.000 bambini furono inviati dall’Austria a soggiornare per un breve periodo presso famiglie ospitanti in Portogallo, Paese risparmiato dalla Seconda guerra mondiale, dove potevano riprendersi dalla violenza della guerra. Le famiglie li aspettavano sul molo, pronte a sceglierli come se fossero dei “soldatini”.

----------------------------
UNICINEMA QUADRIENNALE:SCARICA LA GUIDA COMPLETA!

----------------------------

Le famiglie affidatarie provenivano dalle fasce più agiate della società: questo, molte delle volte, significava che erano spesso collegati alla dittatura portoghese. Spesso venivano accolti in abitazioni benestanti con personale domestico e giardini perfetti baciati dal sole. Questo sogno costretto a svanire ha influito enormemente sulle vite dei giovani ragazzini austriaci, costretti troppo presto a confrontarsi con le enormi disparità economiche del dopoguerra.

Un lavoro di ricerca e produzione iniziato nel 2016, con l’inizio delle interviste ad una cinquantina di sopravvissuti di quel periodo. Combinando questo materiale con fotografie e video, sia d’archivio istituzionale che di famiglia (inediti), i realizzatori hanno potuto costruire un documentario in cui i ricordi d’infanzia si confrontano con la realtà contemporanea. È la prima volta che il regista e ricercatore di IHC, Ansgar Schäfer, co-dirige un film con la sua compagna Susana de Sousa Dias, punta di spicco del panorama portoghese di Found Footage Contemporaneo.

Entrambi hanno partecipato con le loro opere in Festival cinematografici internazionali e mostre d’arte in tutto il mondo (Viennale, Visions du Réel, Sarajevo IFF, Torino FF, Mar del Plata Independent FF, PhotoEspaña, solo per citarne alcuni).

La storia era direttamente correlata al mio progetto di Dottorato“, ricorda Schäfer (storico oltre che regista). Stava studiando cosa fosse successo ai rifugiati della Germania nazista che arrivarono in Portogallo quando venne a sapere dei bambini austriaci. “Non è un episodio che è nella memoria collettiva in termini generali, ma le persone anziane lo ricordano“, osserva De Sousa Dias. I due registi sono stati in grado di rintracciare enormi quantità di materiale d’archivio privato, inclusi filmati amatoriali girati in 8 mm e 9,5 mm.

Due delle donne coinvolte, avevano già avviato un progetto sostenuto dalla Caritas per raccogliere materiale sulle loro esperienze. Ora ci sono gruppi in Austria che si incontrano regolarmente per condividere le loro storie. Negli anni ’90 le donne organizzarono un viaggio collettivo di ritorno in Portogallo e cercarono di riprendere i contatti con le proprie famiglie.

Schäfer descrive la realizzazione di documentari come “molto simile alla scrittura della storia. La differenza è che stai usando film, montaggio e suono. Fondamentalmente, è lo stesso. Stai solo usando piattaforme diverse…”

È così che il cinema può trasmettere e presentare una diversa dimensione della storia”, spiega De Sousa Dias. “Non è così importante andare nel passato per trovare la verità, ma vedere come il passato arriva al presente”.

Nel 90% del film vengono utilizzati esclusivamente archivi privati, che appartengono alle persone che hanno partecipato. “Stavamo girando il film con loro”, dice De Sousa Dias.

Mettere insieme il materiale d’archivio per Viagem ao Sol potrebbe essere stato relativamente semplice, ma non è così. I cineasti parlano della segretezza di molte delle istituzioni che detengono tale materiale. Nell’era di Internet, è diventato un po’ più semplice capire cosa si tiene dove ma, anche così, questo è un lavoro scrupoloso. Il materiale può anche essere proibitivo da concedere in licenza.

Presentato in anteprima mondiale nel 2011 all’Amsterdam International Documentary Film Festival e in Italia, dove lo scorso anno ha ricevuto una menzione speciale al Festival Archivio Aperto di Bologna, Viagem ao Sol rappresenta una potente riflessione sullo sguardo dei bambini, in situazioni di conflitto e post-conflitto, soprattutto sul potere di rivelare realtà oscurate dalle narrazioni ufficiali.

----------------------------
SCUOLA DI CINEMA TRIENNALE: SCARICA LA GUIDA COMPLETA!

----------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative