Stonebreakers, di Valerio Ciriaci

Questa sera a Roma per la rassegna Rovine d’America, e in streaming sulla piattaforma ZalabView, il documentario di Ciriaci sulla rabbia esplosa in USA dopo l’omicidio di George Floyd

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Il 29 dicembre 2020, la città di Boston ha rimosso la statua di Abramo Lincoln e l’ha collocata in un deposito temporaneo a South Boston. L’Emancipation Memorial è solo uno dei molti esempi del movimento iconoclasta che, soprattutto dopo l’estate del 2020 con la morte di George Floyd e le conseguenti proteste, sta percorrendo l’America. “I can’t breath” , erano le uniche parole che George Floyd riusciva con fatica a pronunciare mentre il poliziotto lo soffocava. Quella frase è poi diventato il manifesto di una fascia di popolazione che non riusciva più a respirare e a sopportare soprusi. Così scorrono sullo schermo immagini forse già note dei manifestanti del movimento Black Lives Matter. Uno striscione colpisce lo sguardo, con la scritta “remember”. La parola chiave infatti di Stonebreakers, il documentario di Valerio Ciriaci è la memoria, la storia, che ricorda gli uomini al potere, i conquistatori e non chi ha subito le violenze. Popoli dimenticati che non hanno nemmeno un posto al cimitero, mentre viene fatto un monumento a chi ha contribuito col sangue alla nascita e sviluppo dell’America.

Per capire in che direzione a il film va tenuto a mente quello che dice uno degli attivisti intervistati “E’ come il calcio. Se perdi la Champions League mica ti danno una coppa. E allora perchè tutte queste statue di gente che la guerra l’ha persa?”. Si vuole mettere in discussione il passato o meglio, le sue contraddizioni che hanno portato al presente che conosciamo. E allora si pone ad esempio l’idea se abbattere il monumento a Cristoforo Colombo, il conquistatore per eccellenza, oppure il Monte Rushmore o la statua di Abraham Lincoln. Che siano afroamericani, Dakota o indiani, ciò che li accomuna è il desiderio di libertà e di rivalsa. Un montaggio ragionato che non pone mai l’accento sul caos e sugli scontri. Ci sono silenzi e voci sommesse di un popolo che risente sempre più della divisione e dell’odio razziale. La macchina da presa si lascia andare acquisendo il punto di vista degli emarginati che vogliono riscrivere la storia. “Non c’è un solo documento di storia che non sia anche un documento di barbarie”, diceva Walter Benjamin.

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