No Angels, Ti West sulle tracce di Carpenter e Landis per Justin Timberlake

In tempo per l’arrivo in sala di MaXXXine, riscopriamo l’esordio nel videoclip di Ti West, che si è messo al servizio di Justin Timberlake per un racconto che è una summa delle sue ossessioni

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Spesso accade che alcuni autori cinematografici scelgano improvvisamente di cimentarsi nella regia di videoclip musicali, nel corso di intervalli di tempo che intercorrono tra un lungometraggio e l’altro. Così come c’è chi ha cominciato con la regia dei videoclip musicali, per poi muoversi lentamente verso il cinema, proseguendo una ben specifica indagine stilistica ed estetica, rintracciabile fin dai tempi di quei primissimi lavori, che venivano resi immediatamente disponibili su scala internazionale grazie a piattaforme come Vimeo e Youtube e, prima, ovviamente, Mtv, capaci di permettere loro una rapida e diffusa affermazione.

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È il caso di autori quali Anton Corbijn, Spike Jonze, Lynne Ramsay, Jonathan Dayton e Valerie Faris, Michel Gondry, Luca Guadagnino, Derek Jarman e John Hillcoat. A differenza di questi ultimi poi, c’è chi come John Landis, pur essendo autore cinematografico di fama, decide nel 1984 di dirigere Michael Jackson nel leggendario videoclip di Thriller. 

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Così come Martin Scorsese, che nel 1987, sempre per Michael Jackson, firma la regia del videoclip di Bad, realizzando un breve musical piuttosto moderno ed aggressivo, che dà curiosamente inizio alla carriera da interprete cinematografico del Wesley Snipes di Blade. Fino a Ti West, che dopo aver lavorato a lungo nel circuito cinematografico indipendente, all’ombra delle grandi major hollywoodiane, raggiunge un clamoroso e inaspettato consenso critico con le due parti della sua trilogia horror sul lato meno conosciuto e oscuro del cinema, X: A Sexy Horror Story e Pearl, cui seguirà tra non molto, l’attesissimo MaXXXine, l’ipotetica chiusura del cerchio.

Proprio Ti West ha firmato il videoclip di No Angels, uno dei singoli di lancio di Everything I Thought It Was, nuovo album di Justin Timberlake a sei anni da Man In The Woods e simbolico già a partire dal suo stesso titolo.

No Angels, Ti West sulle tracce di Carpenter e Landis

No Angels comincia nell’oscurità. Un’auto dal feeling anni ’70 arresta la sua corsa dinanzi ad un imponente edificio – similmente una chiesa, che sembra richiamare il John Carpenter di Il seme della follia –, flebilmente, o ancor meglio, goticamente illuminato, all’interno del quale lo stesso Timberlake prende parte ad un ballo di gruppo, che se dapprima rimanda ai misteriosi festini in maschera dall’estetica piuttosto cool e al tempo stesso austera dell’Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick, si sposta ben presto verso i toni orrorifici e decisamente più cupi del già citato Thriller di John Landis/Michael Jackson.

Dal momento in cui Timberlake, prendendo parte ad un ballo a due con una giovane donna, che lo stesso osserva fin dai primissimi minuti del videoclip, si convince della presenza di un suo doppio all’interno della chiesa, tutto cambia. Segue infatti un’apparente possessione demoniaca di gruppo – gli occhi dei presenti si fanno improvvisamente bianchi, si torna ancora una volta a Carpenter e al suo Villaggio dei dannati -, capace di mutare rapidamente quel party lussuoso e divertito, in un’orgia sanguinolenta e spaventosa, spezzata improvvisamente dalla cessazione della sua narrazione.

La paura non è reale e così la possessione, ci troviamo su un set e Justin Timberlake ne è il regista. Il cinema che denuncia la sua stessa natura finzionale, tornando ancora una volta sulle tracce di John Landis e di quel leggendario videoclip di Thriller che tra estetica del fumetto, zombie e sala cinematografica, si muove tra intrattenimento pop e destrutturazione del racconto filmico.

Eppure, l’orrore, inteso nella sua accezione più Lovecraftiana e Carpenteriana possibile, non è ancora giunto a termine, lo dimostrano gli ultimi minuti di videoclip, che ancora una volta esplicitano gli evidenti riferimenti cinematografici ai quali Ti West – e così noi -, non può far altro che tornare, onorando tanto la filmografia di John Landis, quanto quella di John Carpenter. Necessario aggiungere che di No Angels sembra siano state rese pubbliche due versioni, una più breve ed una più lunga, si consiglia dunque la visione della seconda, ossia la Director’s Cut:

 

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