L’amante dell’astronauta, di Marco Berger
Il regista argentino, per la prima volta distribuito in Italia, firma l’ennesima storia d’amore che abbatte i confini di genere, restituendo dignità morale e fisica alla parola. Brillante e intenso.
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Durante un’estate al mare, Pedro (Javier Orán), dichiaratamente gay, e Maxi (Lautaro Bettoni), etero e single, iniziano un’amicizia affettuosa che stupisce tutti i loro amici. Pedro e Maxi giocano a fare i fidanzati e gli altri ci cascano. Anche l’ex ragazza di Maxi, che si ritrova nello stesso luogo di vacanza, sembra convincersi dell’inaspettato rapporto. Ma, poco a poco, i due burloni cascano nella stessa rete che hanno lanciato. La pulsione sessuale diventa desiderio irresistibile… è la storia di due persone, etero o gay che siano, che si riconoscono, si agganciano, trovano la perfetta ed intensa complicità, grazie allo stesso modo di pensare, alla stessa forza umoristica di interpretare la realtà. Non può che nascere un’amicizia forte che sfida il tempo, un’amicizia che potrebbe sfociare in qualcos’altro. È il segreto inspiegabile che permette di superare le barriere erette dal becero perbenismo. Marco Berger, tra i più interessanti esponenti del nuovo cinema argentino, che già nel 2008 ha fatto tanto parlare di sé con El reloj, presentato in concorso a Cannes e al Sundance, per la prima volta viene distribuito in Italia.
Il tema gay è centrale in tutta la sua opera e lo è ovviamente anche in L’amante dell’astronauta (undicesimo lungometraggio, in quindici anni di carriera). Storia di uomini mostrati nella loro nudità, morale e fisica. Divertente ed emblematica l’insistenza nel discutere, con dialoghi brillanti e spesso arricchiti da riferimenti aulici, degli escrementi umani, al pari delle dimensioni e delle qualità falliche. C’è spazio per citare “Merda d’artista” di Piero Manzoni, del 1961, la cacca inscatolata in barattoli di latta, sulla mercificazione dell’arte e sui limiti estremi del gesto artistico. Pedro dice a Maxi che il primo dono che un figlio fa alla propria madre è la cacca, a giustificare appunto, una perfetta parabola circolare della vita, che non dovrebbe essere considerata come una squallida e deterministica linea retta. Ecco l’Argentina, raccontata attraverso il corpo di due uomini, mai mostrati integralmente, capaci però di esprimere quel desiderio di libertà, intrappolata per troppi e lunghi decenni nella morsa del machismo senza scrupoli, della paura e dell’incomunicabilità sociale.
L’astronauta è colui che si avventura oltre i confini dello spazio, è colui che non teme di perdersi nell’oscurità del mistero, dell’ignoto, con l’occhio indagatore di un autore capace in passato di spingersi in storie anche molto più drammatiche e meno leggere di questa. Lo fa percorrendo alcuni cardini stilistici e di ambientazione tipici della “sbandata” giovanile, del trasporto sentimentale, con naturalezza e semplicità disarmanti. L’estate, il caldo, la spensieratezza, la casa delle vacanze con gli amici più stretti, il mate bevuto costantemente, i film in dvd divorati sul divano di una casa senza wifi, senza trasgredire con immagini “spinte”, ma dando sfogo ai dialoghi, a volte piuttosto lunghi, sempre però al servizio della più felice caratterizzazione degli interpreti. L’attrazione più che fisica è rivolta principalmente all’aspetto spirituale, a quel platonico movimento d’amore per la cosa bella.
Titolo originale: Los amantes astronautas
Regia: Marco Berger
Interpreti: Javier Orán, Lautaro Bettoni, Mora Arenillas, Iván Mesliah, Ailín Salas, Agustín Frías Silva, Melina Furgiuela, Camila del Campo, Violeta Cárcova, Fernando Malfitano, Agustín “Cuba” Cervigni
Distribuzione: Circuito Cinema Distribuzione
Durata: 116’
Origine: Argentina, 2023