Shukran, di Pietro Malegori

Convincente esordio al lungometraggio, ispirato ad una storia vera. Attraversando il conflitto siriano, il cardiologo Taher farà i conti con il suo passato e quello di un Paese dilaniato dal 2011.

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Durante la guerra civile in Siria, che dal 2011 ad oggi rappresenta il fronte sanguinario più dilaniante del pianeta, con oltre 20 milioni di profughi e 6 milioni di bambini sotto assedio, il cardiochirurgo infantile Taher Haider (Shahab Hosseini), deve combattere la sua battaglia privata. Il regime di Assad deve fare i conti con l’insurrezione del popolo e dei jihadisti e il dottore deve decidere se portare a termine l’ultimo desiderio del fratello (Abdelhafid Metalsi), vittima di un attentato terroristico, mentre prestava soccorso alle vittime di guerra. Portare in salvo il figlio dell’attentatore del fratello, che soffre di cuore e ha estremo bisogno di cure. Questo è il dilemma morale e deontologico da affrontare. Lasciare il proprio ospedale internazionale di Damasco, dove ha imparato con il tempo a compiere il suo lavoro con freddezza e distacco, per imbattersi in territori controllati dalla resistenza, mettendo quindi a repentaglio anche la propria vita.

Se vuoi vivere devi essere disposto a morire, in una terra in cui non è l’odio il problema più insormontabile, bensì è tutto l’amore inespresso che ci sta dietro. Bisogna restare, per attraversare e comprendere fino in fondo il proprio dolore o l’unica soluzione è la fuga? Taher vive ormai in una camera d’albergo. La sua famiglia è stata sterminata, non conosce che il suo lavoro e i suoi ricordi di infanzia. Uno di questi lo riportano indietro nel tempo, facendo da flashback di raccordo, quando con suo fratello trovano sulla riva del mare un “martire” della resistenza e lo mettono in salvo in un luogo nascosto. Quando il papà (Husam Chadat), ufficiale militare tutto di un pezzo, scopre il segreto dei figli e non può che seguire l’unica strada conosciuta, quella della violenza. Il viaggio che conduce Taher dal bambino diventa una sorta di “war movie”, percorrendo sentieri impervi, superando posti di blocco e subendo sulla propria pelle tutta la tragicità e pericolosità del conflitto siriano.

Shukran (in arabo “grazie”), esordio al lungometraggio di Pietro Malegori, presentato nel 2023 alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione “Alice nella città”, è una produzione italiana e francese, girato in Puglia con il contributo di Apulia Film Commission, ispirato ad una storia vera e tratto dall’omonimo libro di Giovanni Terzi, e vede la partecipazione di attori di spessore internazionale. Tra gli altri, ci sono Shahab Hosseini, premiato come migliore attore nel 2011 a Berlino con Una separazione e nel 2016 a Cannes con Il cliente e Camélia Jordana, che interpreta la mamma del bambino malato, premiata ai César nel 2018 come miglior promessa femminile per Quasi nemici. L’importante è avere ragione. Shukran sa essere un’opera decisamente stratificata, capace di muoversi su diversi piani di lettura narrativi e visivi: dal film di guerra, che certamente non ricalca gli stilemi del genere, si declina attraverso una prospettiva più intimistica, verso questioni etiche in cui la tensione sale dal dissidio creatosi tra il sentimento e il dovere, oltre però le ideologie di parte. Il dover fare i conti con il passato, in fondo, è il senso che accompagna prepotentemente gli interpeti e la storia raccontata, auspicando il riconoscimento dell’altro, ripartendo dall’insperato, quanto fortemente vitale contatto.

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Regia: Pietro Malegori
Interpreti: Shahab Hosseini, Camélia Jordana, Husam Chadat, Slimane Dazi, Abdelhafid Metalsi, Hania Amar, Syrus Shahidi, Khassem Al Khoja, Antonio Folletto
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 90’
Origine: Italia, Francia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
4.25 (4 voti)
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