Gli indesiderabili, di Ladj Ly

Impressionante quadro sulle fratture sociali, sull’impotenza degli oppressi, sull’arbitrarietà della legge che smaschera il potere economico e politico come il cinema di Rosi. Indignato ed esplosivo.

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Le mani sulla città. Il drone stavolta non diventa ‘lo sguardo in più’ come in I miserabili, il notevole esordio di Ladj Ly che aveva vinto il Premio della Giuria al Festival di Cannes. Il cineasta cerca di frenare l’impeto del film precedente per collocare da un punto di vista geografico il contesto sociale e politico in cui si svolge la vicenda. C’è l’inquadratura iniziale sugli edifici enormi, indifferenziati, quasi preludio alla guerriglia sia del film precedente del cineasta di origine maliana sia dei nervosi polizieschi di Jimenez, soprattutto BAC Nord. Lo spazio è già una trappola. Strettissimo, claustrofobico, come si vede dalla bara che non riesce a uscire dal palazzo. Il luogo si presenta come una città immaginaria ma in realtà il film fa riferimento a quello che accade nei quartieri di Montfermeil, dove era ambientato I miserabili. Qui si intrecciano le vicende di Haby, una giovane donna che scopre che è stato approvato un progetto di riqualificazione del suo quartiere che prevede la demolizione dell’isolato dove vive e di Pierre Forges un pediatra che si è ritrovato a fare il sindaco, non sa come affrontare i numerosi problemi e usa il pugno duro. Tra questi due personaggi, il cinema di Ladj Ly disegna un affresco veemente, che talvolta perde la lucidità proprio perché si fa trascinare dagli eventi. Ma è anche un cinema profondamente umanista, di forte impatto politico, necessariamente incendiario che si alimenta già dall’esplosione del palazzo fino alla magnifica sequenza sulla neve dopo lo sfratto. Anche se stavolta non c’è Victor Hugo, anche questo bel titolo italiano (che doveva inizialmente anche essere quello originale del film prima di Bâtiment 5) potrebbe arrivare da un romanzo sulle rivolte sociali ambientato anche nell’Ottocento o nel Novecento. Nella descrizione minuziosamente letteraria dei personaggi, poi il regista trova i volti giusti a cominciare da quello di Anta Diaw nei panni di Haby, e dal film precedente recupera quelli di Alexis Manenti e Steve Tientcheu nei panni del sindaco e del suo vice. In più, trova la giusta simbiosi tra gli attori più noti (c’è anche Jeanne Balibar) e quelli non professionisti.

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Gli indesiderabili è un impressionante quadro sulle fratture sociali, sull’impotenza degli oppressi, sull’arbitrarietà della legge. Dagli scontri tra gli abitanti del quartiere e la polizia di I miserabili e il tema dell’edilizia abitativa sociale di questo secondo lungometraggio, Ladj Ly mantiene intatto il suo sguardo morale. Cerca un punto di osserrvazione periferico, ma poi si fa travolgere. Forse non tutti i personaggi sono messi a fuoco (padre e figlia siriani potevano essere sviluppati in modo più approfondito), ma il regista non perde niente della sua energia indignata, trovando però anche lo spazio per una mappa urbanistica che somiglia alla fase post-neorealista del cinema italiano degli anni Cinquanta e Sessanta. Più che il cinema statunitense, forse in Gli indesiderabili l’influenza maggiore è quella del cinema di Francesco Rosi di Le mani sulla città, proprio per il modo in cui smaschera in modo diretto il potere politico ed economico. Tra l’impresario edile interpretato da Rod Steiger in quel film e il sindaco portato sullo schermo da Alexis Manenti ci sono molti punti in comune. Ma questa è anche una storia di ribellione, soprattutto femminile. È disperata ma c’è anche speranza. Proprio per questo tocca da vicino e coinvolge. Il regista ci porta lì dentro, ci fa vivere ancora le tensioni come se ci fossimo anche noi tra i protagonisti della storia. Il suo film è implacabile ma anche passionale. Per il suo realismo esplosivo, Ladj Ly ha al momento un posto unico nel cinema francese di oggi.

 

Titolo originale: Bâtiment 5
Regia: Ladj Ly
Interpreti: Anta Diaw, Alexis Manenti, Aristote Luyindula, Steve Tientcheu, Aurélia Petit, Jeanne Balibar
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 100′
Origine: Francia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4
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Il voto dei lettori
4.75 (4 voti)
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