Clorofilla, di Ivana Gloria

L’ottima opera prima riesce ad utilizzare l’estetica delle immagini al servizio del racconto di formazione, raccontando una metamorfosi innanzitutto interiore. Da Karlovy Vary, su MyMovies ONE

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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L’opera prima di Ivana Gloria ci immerge nel percorso di crescita ed auto accettazione di Maia (Sarah Short), una giovane ragazza dai capelli verdi in cerca della sua vera identità. Sul suo cammino la ragazza incontra Teo (Michele Ragno), un introverso coltivatore di arance che vive a contatto con la natura ma non sopporta gli esseri umani. Tra i due si svilupperà un legame profondo che porterà la protagonista a scegliere ed inseguire, per la prima volta da quando è nata, il suo vero Io.

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Tra echi mitologici (il mito di Dafne), letterari (Il bambino con i fiori nei capelli) o cinematografici (Il ragazzo dai capelli verdi), la regista nata a Domodossola racconta tutte le difficoltà e le angosce dell’essere umano nell’accettare l’altro-dentro-se-stesso. La metamorfosi in essere vegetale che accompagna per tutto il film la giovane protagonista si fa espediente simbolico di un’apertura, di un varco tra le chiusure definitive e inumane delle persone nei confronti del diverso, anche e soprattutto quello che scopriamo abitare dentro di noi. Per farlo, è necessario l’incontro con un suo coetaneo, Teo. Un agricoltore tanto chiuso nei confronti degli altri esseri umani, compresi padre e fratello, quanto pieno di amore, cure e attenzioni nei confronti delle sue amate piante. Sembrano proprio le piante, infatti, ad essere gli unici esseri “viventi” nel senso più poetico del termine, le uniche ad inspirare amore ed espirare tutte le tossine che gli esseri umani, al contrario, trattengono dentro di sé. Le piante sanno tenersi lontane da ciò che le uccide, racconta Teo a Maia, e allo stesso tempo, riescono a comunicare tra di loro attraverso impulsi elettromagnetici e messaggeri ormonali. Del resto, in Clorofilla l’incapacità cronica dell’essere umano, tutta contemporanea, di capire, comprendere e comunicare verso l’altro, viene sublimata nel rapporto dei due giovani ragazzi e il loro contatto, fisico e spirituale, con la natura che li circonda.

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La regista raccoglie i semi del proprio raccolto in un finale introspettivo e delicato, dopo aver seguito attraverso una regia misurata e di grande sensibilità, il percorso di maturazione simbolico della protagonista, pronta a far sbocciare definitivamente i suoi fiori più belli. Ed è una maturità che dimostra anche la conduzione artistica da parte di Ivana Gloria che pur non realizzando un film canonicamente perfetto, riesce sempre ad utilizzare l’estetica delle sue immagini (soprattutto quelle legate alla metamorfosi fantasy della protagonista) mettendole al servizio del racconto di una crescita interiore, prima ancora che esteriore.

Regia: Ivana Gloria
Interpreti: Sarah Short, Michele Ragno, Domenico De Meo, Angelo Zedda, Nina Viola Dessì
Durata: 75′
Origine: Italia, 2023

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