L’invenzione di noi due, di Corrado Ceron

Un film sul dolore che segue la fine di un amore e sulla capacità di rispondere alla vita, senza perdersi mai che richiama Ricordi? di Valerio Mieli. Imperfetto ma con momenti riusciti.

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È la storia più vecchia del mondo. Quando lui ama lei, sprofondando con tutto sé stesso in quell’amore semplice ma sincero tipico di chi improvvisamente si è incontrato e un attimo dopo scelto, è lei a dare per persa ogni speranza e volontà di proseguire, seminando per la strada ricordi di un amore che è stato e che forse non sarà più. Eppure inevitabilmente a dare forma al dolore sono proprio i ricordi. Quelli gelosamente custoditi, quelli più intimi, che ancora permettono di rivivere, seppur malinconicamente ognuna di quelle notti trascorse a parlare, ridere e fare l’amore. Cui nel tempo seguirà inconsapevolmente una muta osservazione e accettazione della fine e così un nuovo inizio. Nel caso di L’invenzione di noi due, lui è Milo (Lino Guanciale) e lei è Nadia (Silvia D’Amico) e il loro amore è quello che noi tutti (e loro) superficialmente definiremmo “da sogno”. Senza considerare che spesso ai sogni si accompagnano anche gli incubi. Può un amore divenire tale? Sì se ad occuparsene è soltanto una delle due parti, mentre l’altra rapidamente si dà alla fuga, sperando di riuscire a perdersi.

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Alla medesima domanda tentano di rispondere anche Matteo Bussola, autore dell’omonimo romanzo dal quale il film è tratto e il regista Corrado Ceron con un cast sorprendentemente ridotto e funzionale. Se è vero che L’invenzione di noi due è un film imperfetto, è altrettanto vero che però ha anche molti momenti riusciti. Un cinema dai tempi dilatati, che nasce come racconto d’amore in forma epistolare (Milo e Nadia si scrivono per anni senza peraltro conoscersi, riempiendo di parole il banco di un’aula di liceo), mutando poi in uno scontro a due, su ciò che di un amore concretamente resta, gli scatoloni, gli spazi vuoti e i silenzi.

Nel film di Ceron si intrecciano, confondendosi tra loro, musica, letteratura, arte culinaria e architettura. E così tutti quei dettagli che soltanto una lunga relazione può svelare dell’uno o dell’altra, frammentati, ricordati e svaniti per sempre. “Forse avremmo dovuto conoscerci meno”, dice Nadia a Milo. Questo dialogo tira in ballo Ricordi? di Valerio Mieli, che affondando i denti sulla medesima materia, conclude così: “Le cose sono belle perché sai che finiscono”, “No, le cose sono meno belle perché ci angosciamo che finiranno”. Eppure come detto, la fine è soltanto un nuovo inizio.

 

Regia: Corrado Ceron
Interpreti: Lino Guanciale, Silvia D’Amico, Francesco Montanari, Paolo Rossi, Diego Facciotti, Emanuele Fortunati, Elisabetta De Gasperi
Distribuzione: Be Water Film in collaborazione con Medusa Film
Durata: 110′
Origine: Italia, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
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Il voto dei lettori
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