La programmazione di Fuori Orario dal 21 al 27 luglio

Le luci dall’Africa, l’Orlando Furioso di Luca Ronconi e il noir americano degli anni ’40 e ’50. Da stanotte.

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Domenica 21 luglio dalle 1:40 alle 6:00

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Fuori Orario cose (mai) viste

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di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

INCONTINENTE NERO. LUCI DALL’AFRICA (4)

a cura di Fulvio Baglivi

CINEMA E AFRICA – INCONTRO CON DANIELE INCALCATERRA

(Italia, 2024, col., dur., 15’)

Daniele Incalcaterra, cineasta, fotografo, produttore è impegnato da anni a Bangui con il progetto Ateliers Varan, attraverso il quale prova a sviluppare il cinema nella Repubblica Centrafricana. È co-produttore dei film Nous Ètudiants e Makongo, che presentiamo in questa notte di Fuori Orario. 

NOUS ÉTUDIANTS                                 PRIMA VISIONE TV

(Id., Rep. Centrafricana/Francia/Congo/Arabia S., 2022, col., dur., 83, v.o Sango/Francese, sott. it.)

Regia: Rafiki Fariala

Con: Nestor Ngbandi Ngouyou, Aaron Koyasoukpengo, Benjamin Kongo Sombot, Rafiki Fariala

Presentato al Cinéma du Réel a Parigi, dove ha vinto una menzione speciale, è un documentario sull’ambiente universitario della Repubblica Centrafricana. Il regista Rafiki Fariala filma i suoi amici, Aaron, Benjamin e Nestor, li segue nelle loro giornate tra università, studentato e la povertà che li circonda.

“«Ci hanno raccontato che la gioventù è il futuro, ma ci hanno ingannati, tutto è chiuso, tutto è fermo» tra precariato, mancanza di ricambio generazionale, marginalità, molestie dei professori alle studentesse che il contesto amplifica, rende ostacoli enormi, ma che appunto sono comuni a tanti altri ragazze e ragazzi nel mondo. Nous, étudiants! – presentato nel concorso internazionale – nasce all’interno di un percorso di formazione istituito a Bangui dagli Ateliers Varan, i cui principali artefici sono Boris Lojkine e Daniele Incalcaterra, anche co-produttori, da cui era arrivato due anni fa il magnifico Makongo di Elvis Saibin Ngaibino (pure lui produttore di Rafiki, e la casa di produzione prende il nome proprio dal suo film). […] il lavoro dei filmmaker africani giovani di oggi nel segno di una indipendenza degli sguardi e di una continua ricerca di una cifra cinematografica.” [Cristina Piccino, Il manifesto, 18 marzo 2022]

THE SKY OVER KIBERA                                                                        

(Italia, 2019, col., dur., 42’)

Un film di: Marco Martinelli

Con: 150 studenti delle scuole di Nairobi (Kenya)

THE SKY OVER KIBERA è un film d’arte: ci racconta la “messa in vita” della Divina Commedia nell’immenso slum di Nairobi, Kibera, dove il regista ha lavorato con 150 bambini e adolescenti reinventando il capolavoro dantesco in lingua inglese e swahili. E lo fa con la sua cifra visionaria intrecciando alle riprese dello spettacolo altre immagini, sequenze girate appositamente nello slum per compiere l’operazione alchemica di trasformare il teatro in cinema. Tre adolescenti di Nairobi offrono volto e voce a Dante, Virgilio e Beatrice: sono le guide che conducono lo spettatore nel labirinto di Kibera, dove la “selva oscura” in cui si perde il poeta è più che una semplice metafora: in swahili, Kibera significa “selva”. [Dal pressbook del film]

MAKONGO

(Argentina-Italia, 2020, colore, 72’) v.o. sottotitoli in italiano

Di Elvis Sabin Ngaïbino

Opera prima presentata in anteprima a Filmmaker Festival 2020 e prodotta da Daniele Incalcaterra, cineasta a cui il festival ha dedicato una retrospettiva.

Il “makongo” è il bruco che i pigmei raccolgono nelle foreste, l’oggetto di scambio con il quale pagare un’istruzione per sé e per i più giovani della comunità. “La scuola è importante, ci unisce oltre le differenze. Per questo dovete motivare i vostri figli, anche se vengono discriminati in quanto pigmei” dicono Albert e André, pigmei Aka nella Repubblica Centrafricana, la cui “missione” è quella di terminare i propri studi e fare in modo che il maggior numero di bambini vi riesca.
Mossa dal bene collettivo, quella di Albert e André è quasi una lotta contro i mulini a vento in una realtà dove tutto ha un prezzo, e il loro popolo è vittima di discriminazioni.

 

Venerdì 27 luglio dalle 0:55 alle 6:00

LINGUA CHE SI ADOTTA NON SI ADATTA (2)

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

ORLANDO FURIOSO

(Id., Italia, 1974, col., in 5 puntate)

Di Luca Ronconi

Interpreti: Massimo Foschi, Ottavia Piccolo, Luigi Diberti, Edmondo Aldini, Pierangelo Civera

Girato per i cinquecento anni dalla nascita di Ludovico Ariosto, l’Orlando Furioso è una delle produzioni straordinarie della televisione italiana, ‘riscritto’ da Edoardo Sanguineti e ‘messo in scena’ da Luca Ronconi, con la fotografia di Vittorio Storaro. La versione televisiva fu realizzata da Ronconi a cinque anni di distanza dal debutto al festival di Spoleto del 1969 (nella chiesa di S. Nicolò) dello spettacolo teatrale che aveva rivoluzionato il teatro italiano e lo aveva consacrato come regista di fama e creatore di suprema ‘stravaganza’. L’Orlando Furioso è un ulteriore reinterpretazione e moltiplicazione del testo e della messa in scena teatrale mischiando e contaminando mezzi eterogenei, macchine sceniche, linguaggi e procedimenti.

 

Sabato 27 luglio dalle 1.25 alle 6:30

VICOLI BUI, INCUBI NERI. Tutti i colori del noir (2)

a cura di Paolo Luciani 

“… la rivista LIFE, allora punto di riferimento della media borghesia, etichettò la tendenza come la profonda predilezione post-bellica di Hollywood per il dramma morboso. Stilisticamente questi film costituiscono uno dei periodi più ricchi del cinema americano. Dapprima film noir designò solo gli adattamenti dalla serie noir, una collana di tascabili nota sotto questo nome per la caratteristica copertina nera.   Come questi, il film noiraveva origine nella letteratura pre-bellica, ma delineava le realtà del crimine post-bellico.  Gli storici ed i sociologi non troveranno quasi nessun rapporto tra la mala descritta nei film noir  – non esattamente una classe, un gruppo o un ambiente – e gli avvenimenti che segnarono il crimine  americano dall’esecuzione di legale di Lepke Buchalter nel 1944 all’assassinio da gang di Bugs Malone.

Nessun criminale realmente esistito fu rappresentato in film americani da

LO STERMINATORE del 1945 a BABY FACE NELSON (FACCIA D’ANGELO, 1957), all’incirca il periodo di splendore del film noir: “…non sarà mai approvato nessun film che tratti della vita di un noto criminale di tempi recenti che usi il nome, il soprannome o altro di tale noto criminale nel film, né sarà approvato un film basato sulla vita di questo noto criminale a meno che il personaggio mostrato nel film non sia punito per i  crimini, parimenti mostrati nel film, da lui compiuti”

La logica alternativa al gangster – film maschilista e violento era il thriller psicologico, di solito centrato su una protagonista depravata. Il secondo tipo di film diventò una tendenza che esplose nel periodo post-bellico e fornì titoli di film noir.

Qualche osservatore straniero, come Ado Kyrou, vide in questa nuova esplosione di misoginia un’espressione del risentimento verso le donne, una reazione ai quattro anni di idealizzazione della guerra, durante i quali alle donne erano consentiti due soli ruoli, la moglie in attesa o la ragazza nubile che faceva la sua parte nel grande sforzo bellico.

Ma non c’era di più. La guerra e le sue conseguenze psicologiche contribuirono a rendere popolari la teoria ed il linguaggio freudiano. Un interesse crescente per la psicoanalisi fornì ai registi un nuovo approccio su tutto quello che il Codice reputava discutibile. Per trattare di argomenti proibiti la migliore cosa era far deviare il comportamento sessuale verso un comportamento criminale, che era più facile da giustificare agli occhi del Codice.

Secondo questa logica, un criminale che andava verso il suo destino poteva indulgere ad atti sessualmente illeciti, dato che comunque era predestinato e la punizione per un atto criminale implicava la punizione per un atto sessuale inaccettabile.

Prendiamo ad esempio un film noir minore, ma tipico, PERFIDO INGANNO (BORN TO KILL, 1947), in cui il motivo centrale era costituito dal desiderio frustrato della protagonista per un assassino e i personaggi secondari costituivano un campionario di depravazione.

… uno Studio di produzione più modesto come quello della RKO-Radio era disponibile alla sperimentazione delle aree scure per nascondere i limiti di un set modesto e per mascherarne la ripetitività. Il film noir venne più naturale alla RKO e le prime impressioni nere erano avvincenti nei primi film minori come LO SCONOSCIUTO DEL TERZO PIANO,  IL BACIO DELLA PANTERA, LA SETTIMA VITTIMA, cui il tema unificante sembra essere il terrore e l’ossessione.

(da Carlos Clarens GIUNGLE AMERICANE  1980)

SPLIT SECOND (Prigionieri della città deserta)

(Usa, 1953, bianco e nero, 85’) versione originale con sottotitoli italiani

Regia Dick Powell

Con: Alexis Smith, Stephen McNally, Richard Egan, Jan Sterling, Arthur Hunniccut, Keith Andes

Due evasi in fuga trovano rifugio in una città fantasma, abbandonata dai suoi abitanti perché scelta per un test atomico. Uno dei due banditi è ferito ed hanno con loro degli ostaggi, tra cui un dottore e l’unico abitante rimasto in città. In questo paesaggio spettrale si scatenano dinamiche di paura, gelosia, generosità…

Prima prova di regia di Dick Powell, divo dell’epoca d’oro del musical Warner degli anni trenta e del noir marlowiano. La location della città che “sarà distrutta all’alba” è un chiaro riferimento alla paura atomica, qui declinata in modalità thriller.

FOLLOW ME QUIETLY (Seguimi in silenzio)

(Usa 1949, bianco e nero, 60′) versione originale con sottotitoli italiani

Regia: Richard Fleischer

Con: William Lundigan, Dorothy Patrick, Jeff Corey, Edwin Max

Nella città si aggira un serial killer, si da chiamare Il Giudice, colpisce sempre di notte e sotto la pioggia, le sue vittime sono tutti quelli che considera dei peccatori…

Due agenti, accompagnati da una volitiva giornalista di nera tentano di catturarlo, utilizzando anche ingegnosi stratagemmi. Un classico noir che alterna momenti semi documentaristici ad altri volutamente onirici.

LO SCONOSCIUTO DEL TERZO PIANO (Stranger on the third floor)

(Usa 1940,  bianco e nero, 61′)

Regia: Boris Ingster

Con: Peter Lorre, Charles Waldron, John McGuire, Margaret Tallichet,  Elisha Cook Jr.

La testimonianza, frettolosa ed imprecisa, di un reporter condanna alla sedie elettrica un povero diavolo. La fidanzata del   giornalista non è convinta delle sue indicazioni e lo convince a rivedere le sue convinzioni. Il tutto tra sogno e veglia, incubi e pericoli reali, in un piccolo film che è diventato un classico.

 

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