Borderlands, di Eli Roth

Tratto dall’omonima saga videoludica, ripropone il medesimo umorismo e una violenza piuttosto edulcorata. Senza il gameplay resta però solo una sensazione di cringe difficile da scrollarsi di dosso.

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Nel 2024 ha ancora senso adattare un videogioco per un contesto cinematografico? Il confine tra cinema e videogame si è fatto talmente sottile che individuare una distinzione precisa sembra essere impossibile, oltre che inutile. Titoli come la saga di John Wick e il lisergico AGGRO DR1FT di Harmony Korine ne sono la prova lampante, se ancora ce ne fosse bisogno. Tra gli ultimi adattamenti si registrano tentativi come Uncharted e Super Mario Bros. Il film, titoli capaci di convincere più al botteghino che tra gli appassionati del genere. Esistono chiaramente le eccezioni, come la serie tv The Last of Us, ma in quel caso si trattava di un videogame già molto cinematografico che si prestava fortemente all’adattamento, colmo di intermezzi narrativi che sono stati ripresi parola per parola.

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La scelta di voler adattare la saga videoludica di Borderlands per il grande schermo ha trovato un riscontro del pubblico a dir poco tiepido, sebbene l’annuncio di ormai quattro anni fa di voler affidare la regia a Eli Roth ha acceso la fantasia del fandom. I videogiochi della saga sono vietati ai minori di 17 o 18 anni perché molto volgari, violenti e piuttosto splatter, motivo per cui il nome di Roth sembrava essere perfetto. Successivamente, la classificazione PG-13 (in Italia addirittura 6+) del film ha confermato le paure del pubblico su un possibile approccio soft da parte della casa di produzione Gearbox.

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Borderlands segue le vicende di Lilith (Cate Blanchett), una famigerata cacciatrice di taglie dal passato misterioso costretta a tornare sul suo pianeta natale, Pandora, il più pericoloso della galassia. La sua missione è trovare e riportare a casa la figlia scomparsa di un potente magnate delle armi di nome Atlas (Édgar Ramírez). Lilith stringerà un’alleanza con un’improbabile squadra di reietti: Roland (Kevin Hart), un esperto mercenario, Tiny Tina (Ariana Greenblatt), un’adolescente amante degli esplosivi seguita dal suo muscoloso protettore, Tannis (Jamie Lee Curtis), una scienziata geniale ma eccentrica, e Claptrap, un robottino logorroico e saccente con la voce di Jack Black.

Tra le atmosfere di Il quinto elemento, Blade Runner e 1997: Fuga da New York, Borderlands fa’ dell’umorismo tipico della saga videoludica il suo elemento principale. La violenza c’è, le armi pure e non manca di certo il sangue. Tutto viene edulcorato e reso più accessibile a ogni tipo di pubblico grazie al continuo ricorrere a battute ammiccanti alla Deadpool e quell’umorismo ammuffito da blog vecchio ormai di dieci anni. A dire il vero è un mood che avvolge l’intera saga di Borderlands, ma senza il gameplay resta solo una sensazione di cringe difficile da scrollarsi di dosso. Il personaggio più comico dovrebbe essere Claptrap, il robottino con la voce di Jack Black che assomiglia a WALL-E e R2-D2, ma con il piglio comico di C-3PO e Ciuchino di Shrek. Oltre a tutto questo l’intreccio si risolve in maniera estremamente banale riducendo l’intera questione alla base del film sull’individuazione del “prescelto”, con tanto di faccia a faccia finale col villain di turno e il salvataggio miracoloso dell’eroe.

Eli Roth riesce a proporre qualche sequenza di azione davvero ben fatta e carica di adrenalina, servendosi di alcuni pezzi come Ace of Spades dei Motörhead e Sweet Dreams degli Eurythmics. Siamo anni luce di distanza dall’intensità di titoli come Cabin Fever, Hostel o il più recente Thanksgiving, forse l’unico della filmografia che si avvicina a Borderlands è Il mistero della casa del tempo, perlomeno per il desiderio di avvicinare il pubblico più giovane, oltre alla presenza di Cate Blanchett e Jack Black. Un’operazione come quella di Borderlands segue unicamente le logiche commerciali del mercato audiovisivo per tentare di far leva sul fandom della saga videoludica, nulla di più. Non che ci sia nulla di male, sia chiaro, ma chi cerca una storia avvincente e personaggi davvero significativi farebbe meglio a guardare altrove.

Titolo originale: id
Regia: Eli Roth
Interpreti: Cate Blanchett, Kevin Hart, Jack Black, Ariana Greenblatt, Florian Munteanu, Jamie Lee Curtis, Édgar Ramírez, Gina Gershon, Bobby Lee, Haley Bennett
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 102′
Origine: USA, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
1.8
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Il voto dei lettori
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