Venezia 81 preview: Disclaimer – La vita perfetta. Il “film di sette ore” di Alfonso Cuarón

Dopo Martin Scorsese e Ridley Scott, Apple si accaparra un altro grande autore, stavolta con una miniserie con protagonisti Cate Blanchett e Kevin Kline. Nella sezione “Fuori Concorso – Series”

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Alfonso Cuarón torna alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, a sei anni dal Leone d’Oro vinto con Roma. Questa volta, sarà presente con Disclaimer – La vita perfetta, miniserie thriller tratta dall’omonimo libro di Renée Knight. Il regista messicano ha diretto cinque dei sette episodi e si è occupato della sceneggiatura. La serie è interpretata dai premi Oscar Cate Blanchett e Kevin Kline.

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La serie è prodotta da Apple TV+ e uscirà, a cadenza settimanale, dal prossimo 11 ottobre sulla piattaforma streaming. In Disclaimer – La vita perfetta, Blanchett è Catherine Ravenscroft, acclamata giornalista che ha costruito la sua reputazione rivelando le malefatte e le trasgressioni degli altri. Quando riceve un romanzo da un autore sconosciuto, si rende conto con orrore di essere la protagonista di una storia che mette a nudo i suoi segreti più oscuri. Il cast comprende anche Sacha Baron Cohen, Lesley Manville, Kodi Smit-McPhee, Louis Partridge, Leila George e Hoyeon.

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Il “disclaimer” del titolo è quello che compare nel romanzo al centro del racconto: “Qualsiasi somiglianza a persone vive o morte non è casuale”. Catherine, che ha fatto del giudicare il prossimo la sua carriera, deve ora affrontare il giudizio della massa e la paura di una pubblica umiliazione. A questo proposito, Cuarón ha dichiarato:

L’essere umano giudica con immensa facilità. Ma c’è un certo piacere nel farlo. Si vede, al giorno d’oggi, quanto sia facile per le persone seguire la massa. È quella parte dell’essere umani che ci fa sentire un po’ superiori, che ci fa sentire un po’ più a posto con noi stessi: ‘C’è sempre qualcuno che è peggio di me’. Sono sicuro che ci sia un tratto evolutivo che spiega perché cadiamo così facilmente nel giudizio degli altri. Il problema è quando quei giudizi non si basano su fatti verificati, ma su dicerie e pettegolezzi.

 

Cate Blanchett gli fa eco: “Forse ci uniamo al coro per paura di essere giudicati noi stessi. Siamo tutti eroi della nostra storia, giusto? Per questo, la serie mostra diversi comportamenti poco ‘lusinghieri’ dei personaggi.” Il suo personaggio, Catherine, è una donna con un trauma alle spalle che non ha mai elaborato:

Inconsciamente, aveva paura che la sua rabbia la portasse a perdere il controllo, perciò ha evitato il conflitto, ha evitato di difendersi e di perdere la calma con le persone per paura che la sua rabbia esplodesse. Catherine, per me, era una persona all’apparenza riservata e stoica, quando in realtà non credeva nemmeno di avere il diritto di provare qualcosa.

La miniserie farà parte della sezione “Fuori Concorso – Series” della Mostra, insieme a Los Años Nuevos di Rodrigo Sorogoyen, Families Like Ours di Thomas Vinterberg e M – Il figlio del secolo di Joe Wright. Si tratta di un’espansione considerevole per questa sottosezione, rispetto alle passate edizioni: di norma comprendeva solo uno o due titoli, e non sempre venivano mostrati tutti gli episodi. Quest’anno, invece, tutte e quattro le serie saranno proiettate integralmente, nonostante la loro durata considerevole.

Il direttore della Mostra Alberto Barbera ha definito queste scelte “una sfida per gli spettatori e una scommessa per il programma della Mostra”, ma anche “un rischio degno di essere assunto, volendo perseguire l’impegno del festival di segnalare, se non anticipare, le tendenze più significative che si manifestano all’interno dell’universo cinema”. Nell’era social che produce contenuti sempre più brevi, “molti autori di cinema sono tentati dalla possibilità di sperimentare la lunghezza offerta dalle serie cinematografiche”. Le quattro serie selezionate possiedono “un approccio stilistico e formale di inconfutabile impronta cinematografica, al punto da indurre i loro autori a sostenere che si tratti in tutti i casi di film lunghi o lunghissimi, che nulla hanno da spartire con il linguaggio e le convenzioni delle serie televisive”.

In effetti, lo stesso Cuarón parla di Disclaimer – La vita perfetta come di “un film di sette ore” (Apple TV+ ha preferito il termine “evento”). Il cineasta, che finora aveva raramente esplorato la serialità televisiva, ha ammesso di non saper realizzare una serie in senso tradizionale. Per fortuna, i produttori “sono stati molto generosi quando gli ho detto che avrei potuto girarla come se fosse un film. In una serie, si girano cinque pagine al giorno, a volte anche di più. Io invece ho girato una pagina al giorno, per cui le riprese sono state molto lunghe. Abbiamo girato con le restrizioni causate dalla pandemia e con gli attori che si ammalavano, il che ha causato diversi cambi di programma e continui ritardi”.

 

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