La mort viendra, di Christoph Hochhäusler

Il regista tedesco inserisce dentro al suo film tutto il repertorio a disposizione del gangster movie, dimenticando di dargli una struttura narrativa comprensibile. LOCARNO77. Concorso Internazionale

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Mi affascina come i film di gangster parlino senza filtri di morte e destino al di là del realismo del cinema contemporaneo. Quale «moderna forma della tragedia» (J.-P. Melville), questo genere offre, giocosamente, l’«estrema unzione»”

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È un film che riflette sulla morte, La mort viendra, titolo del nuovo film di Christoph Hochhäusler che rievoca volutamente l’ineluttabilità di questa condizione per l’essere umano. Il regista tedesco, che da quasi vent’anni anni gira con i suoi film festival cinematografici come Cannes, Berlino, Roma, conquistando alcuni premi in varie sezioni, arriva in concorso alla 77° edizione del Festival di Locarno con un’opera che riprende ancora una volta, il genere che gli è tanto caro. Con il noir, così come con il gangster movie, Hochhäusler ha più volte giocato e sperimentato, compreso nel suo film precedente Till the End of the Night.

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Anche questa volta si gioca apertamente con le regole del genere, attraverso lo sviluppo di un intreccio circolare che vede come protagonisti due figure antitetiche ma allo stesso tempo molto vicine tra loro.

Da una parte c’è Tez (Sophie Verbeeck), un’imperscrutabile lady-killer dallo sguardo di ghiaccio. Dall’altra parte, c’è Charles Mahr (Louis-Do de Lencquesaing), un leggendario gangster arrivato alla fine della propria carriera nel mondo del crimine. Il secondo ingaggia la prima per vendicare la morte di un suo corriere, sorpreso da un’imboscata mentre stava portando a termine una consegna importante. Di mezzo ci sono case d’asta, uomini d’affari senza alcuno scrupolo e una banda di criminali italiani. Ben presto, Tez si trova invischiata in un intrigo tra le vie di una Bruxelles grigia e anonima. Un perfetto terreno di caccia dove lei stessa si ritrova, però, da cacciatore a preda predefinita a cui non resta che decidere una volta per tutte a chi prestare i propri servigi.

Hochhäusler mette dentro tutto il repertorio a disposizione del genere: intrighi di potere, criminali eccentrici e grotteschi, doppi giochi e lussuria ma si dimentica di dare una struttura narrativa comprensibile al proprio film. Il susseguirsi delle vicende risulta, infatti, totalmente casuale e approssimativo. Il racconto si sfalda in molteplici sottotrame che portano sostanzialmente a tante scatole vuote. In questa confusione generale non c’è sicuramente da stupirsi del finale: un plot twist che lascia prima interdetti e poi completamente indifferenti.

Sicuramente va riconosciuta al film la ricerca di un tema forte. L’idea del gangster movie come moderna forma della tragedia, di scavo psicanalitico e presa di coscienza umana sulla propria finitezza, come, tra l’altro, lo stesso regista afferma nelle note di regia, citando Melville. Ma la semplice riflessione, per quanto interessante, non può non essere sostenuta da una forma che, in particolar modo nel cinema di genere, fornisce la giusta sostanza ai propri pensieri.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2
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