Bogancloch, di Ben Rivers

A 13 anni da Two Years at Sea, si incrociano ancora le strade dell’artista britannico e Jake Williams. Tra documentario e finzione, è gia una preziosa testimonianza per il futuro. LOCARNO77. Concorso.

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Ben Rivers ritrova Jake Williams. A tredici anni da Two Years at Sea, con Bogancloch l’artista britannico porta ancora sullo schermo frammenti della vita dell’eremita che vive nella sua casa sperduta tra le colline delle Highlands scozzesi. C’è sempre un margine sottilissimo tra documentario e finzione, come in tutto il cinema di Rivers. Lo sguardo si posa sul volto dell’uomo solitario, si abbandona ai tempi dilatati della sua esistenza, si fa ipnotizzare delle sua abitudini ed è spesso sul confine tra il sonno e la veglia. Si vede nelle inquadrature lunghissime in cui canta e fischietta una canzone o in quel finale fantasy/filosofico dove, mentre si sta facendo il bagno in una vasca all’aperto, è come noi solo uno dei punti infiniti di un universo vastissimo.

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Come in Two Years at Sea, la solitudine non è sinonimo di isolamento ma anche di ricerca di passione e piaceri personali. Così riemerge il suo rapporto con gli oggetti (le musicassette, lo spazzolino da denti in macchina) ma anche con la propria memoria con le foto rovinate dopo ogni dissolvenza in nero e quel brevissimo frammento video in cui il colore crea quel provvisorio stacco con un bianco e nero avvolgente che esalta la vastità e i silenzi del paesaggio e il ciclo delle stagioni. C’è qualche concessione espressionista nel modo di filmare le ombre riflesse sulla parete bianca come quelle di un uccello. Ma fa parte proprio dell’alternanza tra l’attenzione del dettaglio  e i campi lunghissimi in cui ci sono forme di vita da si vedono lontano come quelle delle persone che corrono nel bosco. Altre invece sono più a contatto diretto come i giovani studenti che assistono a una lezione di astronomia di Jake in cui utilizza un ombrellone per spiegare l’alba e il tramonto, l’unico momento dialogato di un cinema che invece segue la ritualità dei gesti nella quotidianità. È un momento cruciale in Bogancloch perché, dietro l’apparentemente impermeabilità, sono nascosti in filigrana gli effetti del cambiamento climatico. Per questo l’immagine di Jake circondato dalla neve, è una forma di resistenza, anzi in parte no, una testimonianza di quello che resta oggi del nostro mondo quando verrà guardato in futuro e che sarà ulteriormente valorizzato se tra qualche anno le strade di Ben Rivers e Jake Williams si incroceranno di nuovo.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
4 (1 voto)
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