Gli interni futuristici della nave su cui viaggiano i protagonisti, la cura del dettaglio della sequenza del risveglio del piccolo Willy, che apre il film, con quella sorta di esoscheletro che gli fa da doccia e asciugacapelli, ma soprattutto la concitazione con cui viene raccontato il naufragio spaziale che darà inizio alla sua avventura. Colpisce senza dubbio l’atteggiamento risoluto con cui il francese Eric Tosti maneggia la sci-fi e si muove tra le pieghe del genere, quasi che, senza neanche nascondersi troppo volesse rendere il suo In viaggio con Willy una versione per bambini dello straordinario The Martian con al centro il piccolo Willy, figlio di due esploratori spaziali che naufraga su un pianeta ostile dopo una pioggia di meteoriti e dovrà cercare di sopravvivere con tutte le sue forze e con l’aiuto di un robot di supporto mentre attende l’arrivo dei suoi genitori. Ma l’intento, per quanto affascinante, è certamente complesso da gestire, malgrado l’entusiasmo con cui Tosti si approccia alla materia. Perché A spasso con Willy fatica a far andare di pari passo le sue ispirazioni con le necessità comunicative di un film targetizzato su un pubblico di giovanissimi.

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Il film è per questo quasi capriccioso, distratto: dà evidentemente il meglio di sé nelle scene di puro movimento, nei momenti di suspense, nell’inseguimento in moto iniziale, nella corsa verso l’antidoto che potrà curare Willy, nella bella sequenza della grandine che sembra proprio venire fuori da un film d’avventura fatto e finito, ma poi perde il passo quando si approccia ad una qualsiasi idea di messaggio o morale su cui innervare le sue immagini. In quei casi A spasso con Willy si scopre indeciso se essere una riflessione sulla genitorialità forse troppo apprensiva o se ragionare sulla nostra dipendenza verso la tecnologia, finendo tuttavia per lasciare in sospeso il primo spunto e forse rischiando di contraddire addirittura il secondo, quasi che il film credesse che per essere a suo modo attraente nei confronti del suo pubblico bastassero i mondi, i biomi in cui fa immergere il protagonista, modellati, quelli si, con una cura che sa di cinema americano.

Alla lunga dunque A spasso con Willy pare cedere a quello spirito fanciullesco un po’ troppo facilmente, facendosi guidare da esso senza però porsi troppe domande, cercando, ad esempio, di approfondire il rapporto tra Willy e l’animale alieno con cui farà amicizia trattando quest’ultimo come si farebbe con le creature  “mascotte” Disney e forse non rendendosi conto di quanto il racconto della loro relazione gli faccia perdere di vista il cinema puro. Il dinamismo, il gusto della narrazione per le immagini riemergerà, come una zampata, nel finale, epilogo di un film senz’altro grazioso, mai davvero sbagliato, ma che forse avrebbe dovuto fidarsi di più dei suoi istinti.

Titolo originale: Terra Willy – Planète Inconnue
Regia: Eric Tosti
Voci: Timothé Vom Dorp, Edouard Baer, Marie-Eugénie Maréchal, Guillaume Lebon Barbara Tissier, Landen Beattie, Jason Anthony, Susan Myers, Laura Post, Keith Silverstein
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 90′
Origine: Francia, 2019

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