#Locarno77 – Il cinema non è un’onda, è un oceano. Incontro con Alfonso Cuarón

Il regista di Roma e Gravity ha ricevuto in questi giorni il Lifetime Achievement Award al Festival di Locarno. Per l’occasione si è tenuta una masterclass che ha ripercorso la sua carriera artistica

--------------------------------------------------------------
BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

--------------------------------------------------------------

Alfonso Cuarón a Locarno 77. Il cineasta messicano, che presenterà tra meno di un mese a Venezia81 la sua nuova mini-serie tv, Disclaimer, prodotta da Apple TV+, con protagonista Kate Blanchett, ha ricevuto in questi giorni il Lifetime Achievement Award al Festival di Locarno. La consegna del prestigioso riconoscimento è stata l’occasione per organizzare un’interessante masterclass che il regista di Roma ha tenuto di fronte a giornalisti e studenti di cinema provenienti da tutto il mondo. La conversazione, che ha ripercorso le tappe fondamentali della carriera di Cuarón, dalle origini fino ai suoi ultimi progetti, è stata moderata da Manlio Gomarasca.

--------------------------------------------------------------
KIM KI-DUK: LA MONOGRAFIA DEFINITIVA!

--------------------------------------------------------------

Si parte dall’infanzia. Cuarón, classe 1971, nasce in una famiglia della media borghesia. La passione per il cinema non nasce per successione, i genitori si occupano di altro, ma come momento di evasione con il cugino quando mamma e papà uscivano di casa la sera.

----------------------------
UNICINEMA QUADRIENNALE:SCARICA LA GUIDA COMPLETA!

----------------------------

“La mia famiglia era molto lontana dal mondo del cinema. Mio padre faceva il dottore mentre mia madre studiava chimica. La mia passione nacque quando ero molto piccolo, i primissimi ricordi che ho del cinema sono dei frammenti di uno, massimo due secondi dei film che vedevo alla tv. Ho un flash della barba lunga di Mago Merlino in La spada nella roccia, ad esempio. Da piccolo volevo sempre vedere film alla tv, anche show televisivi, non ne capivo ancora la differenza. Poi ho imparato a riconoscerne le differenze e ho iniziato a vedere molti più film… Ma il momento in cui è scattato qualcosa dentro di me risale a una sera in cui io e mio cugino ci siamo piazzati in camera dei miei genitori a vedere qualche show per adulti alla tv. Per qualche motivo quella sera davano Ladri di biciclette di Vittorio De Sica. In quel momento ho cambiato completamente la mia prospettiva su cosa fosse il mestiere del regista. Era un’opera che riusciva ad essere così d’impatto emotivo ma, allo stesso tempo, così radicata alla realtà del mondo. Quel modo di fare cinema ha creato in me la curiosità necessaria per guardare altri film del genere. E qui devo confessarvi che non li capivo. Ho visto a nove anni Questa è la mia vita di Godard e non ci ho capito nulla nulla ma ero così affascinato dal suo essere così diverso che ritornavo a vederlo ancora e ancora”.

Si passa poi all’adolescenza, il fondamentale incontro con Emmanuel Lubezki, grande direttore della fotografia con cui Cuarón stringerà un importante sodalizio, e il periodo complicato della scuola di cinema, fino al suo primo lungometraggio Uno per tutte. Prima, però, il regista messicano ci tiene a spiegare la sua opinione sulle diverse professioni che accompagnano quella della regia nel processo creativo di realizzazione di un film.

“Quando ero giovane, per necessità, dovevo pensare, creare e realizzare i miei film da solo e ho sempre pensato che le professioni artistiche di riferimento come la regia, l’editing, la fotografia, andassero tutte considerate come un unico mestiere. Oggi, ci ho fatto l’abitudine e fatico ancora a pensarli come mestieri differenti. Non vedo la differenza tra tutte queste professioni, ciascuna di loro è l’estensione dell’altra. In fondo, la sceneggiatura mette nero su bianco le immagini che poi vedrai sullo schermo. Forse anche per questo, il mio approccio non è mai esclusivamente narrativo, ma si occupa di come i momenti sono costruiti. Da studente sono stato cacciato dalla mia scuola di cinema, c’erano alcuni insegnanti ignoranti ma c’è da dire che anche noi eravamo molto arroganti. Io, probabilmente, non abbastanza. Ero molto insicuro sulla scrittura e ci ho messo davvero tanto a scrivere e produrre il mio primo film. Facevo una miriade di lavori per sopravvivere. Ho lavorato nelle televisioni messicane come assistente editore, cameraman e come assistente regista, vedevo i miei pari che facevano carriera mentre io rimanevo lì, rassegnato all’idea di non realizzare i miei sogni. Poi, un giorno Lubezki, che avevo conosciuto nel circuito dei cineclub messicani e con cui ero già molto amico, mi ha chiesto, con grande tranquillità, se volevo iniziare a fare telenovelas e io mi sono offeso tantissimo. Così presi coraggio e decisi di scrivere il mio primo film con mio fratello”.

Poi la chiamata di Sydney Pollack e l’offerta di lavoro a Hollywood, il complicato impatto con l’industria americana e le prime due pellicole americane.

“Non avevo mai pianificato di andare a Hollywood. Poi Sydney Pollack ha visto il mio primo film e mi ha offerto un lavoro a Los Angeles. Si trattava di una serie televisiva intitolata Fallen Angels. Dovevo dirigere uno dei 5 episodi. Nel cast c’erano Laura Dern e Alan Rickman. Ero terrorizzato. il primo giorno di riprese è stato devastante; ho pensato infatti che mi volevano licenziare. Il giorno successivo, invece, Laura e Alan mi hanno chiamato a colloquio per dirmi che sapevano che ero un grande regista e che aspettavano le mie indicazioni per le scene del film. Questo vi fa capire quanto sia importante avere delle persone che ti diano fiducia nella vita. Sarò loro per sempre grato. Per quanto riguarda le mie prime due pellicole, non le ho mai ho mai riviste dopo averle girate, preferisco tenermi i bei ricordi del set”.

Se i primi lavori non lo soddisfano, il primo grande successo arriva nel 2001 con il ritorno in Messico per Y tu mamá también – Anche tua madre.

“Dopo La piccola principessa e Paradiso perduto non ero per nulla soddisfatto del mio lavoro. Così sono andato in una videoteca sotto casa e ho affittato circa trenta videocassette di film che mi avevano ispirato da giovane. Ho capito che avevo buttato cinque anni della mia vita. Ho chiamato così mio fratello e in quel momento è nato Y tu mamá también – Anche tua madre”.

Dopo il successo di critica per Y tu mamá también, però, Cuarón si ritrova, di nuovo, senza lavoro. Così l’amico Guillermo del Toro gli propone di accettare l’offerta per realizzare il terzo capitolo della celeberrima saga di Harry Potter.

“Non ho mai pianificato di fare Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, è successo e basta. Mi sono trovato senza lavoro e senza soldi e stavo per diventare padre, quindi ho accettato senza pensarci. Guillermo mi ha consigliato di leggere il romanzo e devo dire che mi è piaciuto molto. Sapevo che non aveva nulla a che fare con la magia, cosa che mi ha confermato anche J. K. Rowling quando l’ho chiamata poc prima di iniziare le riprese del film.”

L’esperienza sul set di Harry Potter diventa fondamentale per il regista messicano che la utilizza come palestra per il film successivo I figli degli uomini, un progetto che nasce nella testa di Cuarón poco dopo il trauma dell’11 settembre.

“L’idea di realizzare I figli degli uomini è nata mentre ero bloccato a Toronto durante il caos in seguito all’11 settembre. Tutti abbiamo subito avuto la percezione che qualcosa stesse cambiando, sfortunatamente in peggio. Noi forse vivevamo in una bolla di ottimismo capitalista ma molte immagini nel film rispecchiavano quello che accadeva nei Balcani, nello Sri Lanka, in Iraq.”

È la volta dei due premi Oscar, ricevuti rispettivamente per Gravity e Roma, i due film che hanno letteralmente cambiato la vita del regista che ha sottolineato più volte come il cinema gli abbia salvato la vita risollevandolo da situazioni economiche decisamente complicate.

“Gravity mi ha salvato la vita. I figli degli uomini è stato un flop commerciale, avevo bisogno di scrivere una sceneggiatura che avesse un appeal per gli Studios ma che, allo stesso tempo, piacesse anche a me. Mi sono inventato l’idea di uno space movie e, intanto, abbiamo strutturato la sceneggiatura per creare un film molto personale. Ovviamente avevamo a disposizione poco budget e non c’era tecnologia per fare il film come lo volevo io. Così, abbiamo sviluppato tecnologicamente il film in 3/4 anni. Il sistema che è stato creato viene utilizzato ancora oggi per i film ambientati nello spazio (vedi gli ultimi Star Wars). Il film è stato un successo di pubblico e critica. Per la prima volta mi trovavo in una situazione finanziariamente stabile e così ho investito i miei soldi per realizzare il film che volevo fare: Roma. ho reinventato il mio processo. Ho scritto la sceneggiatura di getto senza fare correzioni, non ho dato il mio script a nessuno. In fase di produzione abbiamo riprodotto le location della mia infanzia, senza rivelare ai protagonisti la trama del film. Abbiamo, infine, girato il film in continuità temporale, con gli attori che imparavano le loro battute giorno dopo giorno. È stato davvero emozionante, tutto era uguale alla mia infanzia. È stato come andare in un sanatorio e ricevere un elettroshock… Cos’è successo dopo non lo so, mi sono completamente distaccato emotivamente dalla realtà.”

Dopo più di 90 minuti c’è tempo solo per qualche domanda veloce e Cuarón chiude l’incontro dando qualche consiglio ad un giovane studente di cinema.

Ascolta, io non ho mai saputo come fare i film che ho fatto. Li ho fatti e basta. Ciò che mi interessa maggiormente è esplorare i modi e i tempi in cui l’essere umano affronta la realtà. I film peggiori sono quelli didascalici. Non penso che si debbano sempre trattare temi sociali ma se è qualcosa che si vuole fare, bisogna partire da un argomento che ti tocchi a livello personale, che senti, non sceglierlo perché senti in maniera astratta che è importante. Non mettere mai su un piedistallo i tuoi protagonisti. Il cinema, come diceva Chabrol, non è un’onda ma è un oceano.

----------------------------
SCUOLA DI CINEMA TRIENNALE: SCARICA LA GUIDA COMPLETA!

----------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative