Akiplėša (Toxic), di Saulė Bliuvaitė

Vincitore del Pardo d’oro, è una storia di formazione che indaga nei sbagli e nei sogni distrutti dalla realtà. Per la regista lituana un ottimo esordio.

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Siamo in Lituania, tra i resti di una città industriale di epoca sovietica, un posto radicale, isolato e triste. Lì vivono una difficile adolescenza Marija e Kristina, e coltivano come tutti un desiderio, quello di partire. La prima è zoppa e soffre un senso di abbandono, dopo essere stata lasciata dalla nonna senza troppe spiegazioni. La vita dell’altra è condizionata dalla mancanza di una madre. Cambiano le latitudini, ma i sogni oggi giorno hanno delle forme simili ovunque. Le due ragazzine vogliono diventare modelle. Avere magari una carriera che si divide tra Parigi e Tokyo, trasformarsi nei manichini di successo costruiti da Ruben Östlund in Triangle of Sadness. A tal proposito frequentano una scuola, diretta da persone avide e senza scrupoli, disposte in nome del denaro a fare promesse impossibili, un avvenire luminoso, la ricchezza, a plasmare quelle giovani menti con lusinghe e parole ingannevoli. Il montaggio alternato mostra le strade di una periferia degradata, poi passa agli interni geometrici di un istituto moderno, e li accomuna in una medesima sensazione di violenza, con la stessa luce fredda che dal cielo plumbeo si riflette sui corpi violentati nei modi più atroci, di volgarità e sostanze velenose. Lo sballo e la trasgressione, il vomito ed i vermi, un cinema quello di Saulė Bliuvaitė sicuramente accostabile al primo Lanthimos, quello di Dogtooth e di Alps, fatto di abusi fisici e psicologici, o per il senso di oppressione e lo smarrimento umano a Miss Violence.

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Già da questo lungometraggio d’esordio comunque la regista dimostra uno sguardo originale ed una buona capacità narrativa, di avere spiccato gusto per l’estetica ed il piacere di fissare un momento in un istante impressionista, di costruire coreografie immobili, affreschi. Toxic è un racconto di formazione trasgressivo, inquinato da un senso di sconfitta percepibile nei bar disastrati, nelle famiglie distratte, nella maleducazione che governa i rapporti umani. Racconta della disperazione, risultato di un’identità che si forma in maniera sbagliata, su modelli lontani dalla realtà, investiti dai riflettori a disperdere le menzogne, trascurando la solitudine e l’odio reciproco scatenato da una feroce competizione. Un film che indaga nel presente, sul valore delle immagini e sull’ossessione per l’aspetto fisico, un modo per i giovani di ottenere riconoscimento, sentirsi integrati nel gruppo, ed anche un modo di raggiungere il successo rapidamente. E denuncia la fine di un sistema economico ed educativo, il fallimento di un’ideologia, un ritratto politico impietoso, che chiama in causa, per il quadro desolante in cui versa quella parte del paese, non solo le responsabilità storiche dell’Unione Sovietica ma della stessa unione europea, della quale la Lituania, paese nativo della Bliuvaitė, è uno stato membro dal 2004.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7
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Il voto dei lettori
3 (2 voti)
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