When in Rome, di Niclas Bendixen

Un ménage à trois gentile, malinconico e grottesco. Ci mette forse un po’ troppo a trovare il suo passo ma quando lo fa riesce a raccontare i drammi dei personaggi con grande sincerità

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Kristoffer e Gerda arrivano a Roma per festeggiare il loro quarantesimo anniversario di matrimonio. Sono due borghesi scandinavi legati da profondissimo affetto ma forse un po’ annoiati dalla vita quotidiana. Gerda, in particolare, pare ancora tormentata da certi fantasmi di gioventù: gli studi in Storia dell’Arte compiuti proprio a Roma, che non le hanno mai aperto le porte giuste, ma soprattutto un tremendo segreto che custodisce da tempo e che probabilmente è ciò che le ha arrecato una sofferenza silenziosa fino a questo momento. E ciò che è peggio è che Kristoffer non si accorge del suo stato d’animo. Lui si accontenta della sua vita semplice di pensionato, fatta di battibecchi con la moglie e di piccoli gesti gentili. Forse anche per questo si accorgerà troppo tardi di quanto lei, proprio a Roma, rischierà di finire tra le braccia del suo vecchio amante.

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When In Rome inizia come Lo sceicco bianco e prosegue come l’episodio di Magda e Furio in Bianco, Rosso e Verdone, tra le nevrosi di lui e la malcelata insofferenza di lei, ma quella di Niclas Brixen non è cinefilia, quanto soprattutto una dichiarazione d’intenti, che racconta molto dello sguardo con cui il film si rapporta alla sua storia e ai suoi spazi. Perché quello di Brixen è un passo dolceamaro, affascinato da un certo lato grottesco della quotidianità e del reale. Non è scontato, soprattutto se, da straniero, scegli di ambientare la tua storia in una Roma che tuttavia forse solo sul finale sfiora la cartolina turistica e di cui per il resto viene catturato soprattutto lo spirito lunare, la dimensione assurda di una città puntellata di case vecchie di secoli in cui Gerda può perdersi come in un sogno, vie nascoste, gladiatori abusivi e che inghiotte gli affetti e gli oggetti di chi si perde tra le sue strade.

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È uno spazio nervoso, difficilmente riconoscibile, evidentemente come i personaggi che la abitano, costantemente incompleti, imperfetti, in cerca di qualcosa, la cui inquietudine mai rabbiosa, al massimo malinconica, Brixen cattura nei loro gesti nascosti e nelle loro interazioni.

Quando sfiora quello stato d’animo così complesso, When in Rome diviene un racconto d’amore a suo modo insusuale, un ménage a trois di mezza età gentile, leggero, incruento, in cui il dramma, forse, ha lasciato il posto all’abitudine e alla rassegnazione.

Forse il film di Brixen impiega qualche tentativo di troppo per arrivare al suo ritmo ideale, rischiando, almeno all’inizio, di incastrare il racconto in qualche cliché che non può che rallentare la narrazione. Ne riemerge quando trova il coraggio di divenire un saggio sentimentale sul dolore dei suoi personaggi, di scavare nel loro passato e di raccontarlo senza filtri ma con dignità.

Colta quella linea When In Rome quasi spicca il volo in un ultimo atto classicissimo ma che comunque si gioca il tutto per tutto e non si preoccupa di sporcarsi le mani abbracciando quello sguardo sulla senilità che è stato il centro silenzioso di tutto fin dal primo momento. Ancora, non c’è mai una vera rivoluzione, una vera zampata, tra le carte messe sul tavolo da Bendixen ma forse proprio sul finale il film riesce a cogliere i suoi protagonisti mai così tanto vicendenvolmente sinceri. E tanto basta.

 

Titolo originale: Rom
Regia: Niclas Bendixen
Interpreti: Bodil Jørgensen, Kristian Halken, Rolf Lassgård, Davide Iachini, Massimo Cagnina, Luigi Vitagliano, Mattia Sonnino, Ludovica Bove, Martino Duane
Distribuzione: Circuito Cinema e Vivo Film
Durata: 98′
Origine: Danimarca, Italia, Svezia 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
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