El Jockey (Kill the Jockey), di Luis Ortega

Sembra osare e cercare nuove strade ma invece si fa intrappolare dal uno stile che si adagia dalle parti di Kaurismäki. Parte forte ma poi non arriva al traguardo. VENEZIA81. Concorso.

-------------------------------------------------------
LA SCUOLA DI DOCUMENTARIO DI SENTIERI SELVAGGI

-------------------------------------------------------

Un cavallo sul tapis roulant. Una gara sempre tra un cavallo e un cane da corsa. Il ritmo del film sportivo resta ai margini. Una gara ippica è ripresa quasi in soggettiva dal protagonista prima di uno schianto autodistruttiva. Proprio questo è un frammento decisivo che mostra come El Jockey (Kill the Jockey) è scisso in due: una narrazione oggettiva che segue le regole di un thriller su una caccia all’uomo; il tormento interiore del protagonista alla ricerca della sua identità.

Remo Manfredini è stato un leggendario fantino ma, a causa del suo comportamento autodistruttivo, la sua vita sta andando a rotoli. La sua relazione con Abril, anche lei fantino è in attesa di un figlio da Remo, è in crisi. Poi, nel giorno della sua gara più importante in cui potrebbe liberarsi una volta per tutte dal debito che ha con il boss Sirena, ha un grave incidente. Dopo essere stato ricoverato, scompare dall’ospedale e vaga per le strade di Buenos Aires. Per lui è l’occasione per trovare se stesso e iniziare una nuova vita. Ma gli uomini di Sirena cercano di ritrovarlo in ogni modo e sono disposti anche ad ucciderlo.

----------------------------
UNICINEMA QUADRIENNALE:SCARICA LA GUIDA COMPLETA!

----------------------------

Remo ha più vite. Muore e rinasce continuamente. Ed è proprio sul volto del protagonista Nahuel Pérez Biscayart che Luis Ortega segue il suo inquieto peregrinare, dove il vagabondaggio per le strade e le forzate soste (si addormenta su una scala mobile) sono i momenti più riusciti del film. Il cineasta argentino esplora ancora la complessità delle relazioni umane come in Lulu e va alla ricerca del punto di equilibrio tra la bellezza assoluta e il mostruoso come aveva fatto con la figura di Carlos Robledo Punch, il più famoso serial killer del suo paese in L’angelo del crimine. Il film, concentrato sul cammino salvifico del protagonista, sacrifica eccessivamente gli altri personaggi, soprattutto quello di Abril portata sullo schermo da Úrsula Corberó, conosciuta soprattutto per il ruolo di Tokyo in La casa di carta. El Jockey (Kill the Jockey) dà l’illusione di osare, di cercare delle strade nuove, di guardare verso il mélo/soap dalle parti di Almodóvar. L’amore, la passione, la felicità vengono guardati, sfiorati ma non riescono, come nel regista spagnolo, a mostrarli nei loro turbamenti anche soltanto con un primo piano. Ortega si fa intrappolare dal proprio stile che guarda troppo, anzi finisce per adagiarsi dalle parti di Kaurismäki nei primi piani, nei silenzi, nelle inquadrature fisse. La presenza del direttore della fotografia Timo Salminen, collaboratore fisso del cineasta finlandese, rafforza ancora questo sospetto. Come nella corsa del cavallo, El Jockey (Kill the Jockey) scatta veloce alla partenza ma poi non arriva al traguardo.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
Sending
Il voto dei lettori
0 (0 voti)
----------------------------
SCUOLA DI CINEMA TRIENNALE: SCARICA LA GUIDA COMPLETA!

----------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative