One to One: John & Yoko, di Kevin Macdonald e Sam Rice-Edwards

Maxi-playlist vertiginosa che lega uno zapping turbinoso tra frammenti di storia culturale, politica e popolare USA e canzoni dal live newyorkese di Lennon e Ono del 1972. VENEZIA81. Fuori Concorso

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“ll flower power non ha funzionato, quindi ora proviamo con questo”, dice John Lennon ad un certo punto durante il concerto al Madison Square Garden di New York del 1972, ed è una frase che sembra condensare la direzione presa dalla sua vita e dalla sua arte dopo il trasferimento nella Grande Mela: così come la musica che ascoltiamo dai filmati rimasterizzati del live assume il tipico sound newyorkese di quegli stessi anni, sporco, grezzo, con la forte impronta del sassofono e la voce più ”urlata”, allo stesso modo il Lennon “hippy” dell’ultima fase beatleasiana lascia il passo a quello “proto-influencer” (autore di azioni dimostrative e creative contro la guerra in Vietnam, le condizioni dei bambini nei reparti pediatrici dei manicomi, a supporto della causa femminista…) che frequenta gli ambienti dell’arte contemporanea e del giro beatnik insieme a Yoko Ono, le compagnie della coppia sono John Sinclair e Allen Ginsberg, le problematiche ritornanti nei messaggi delle segreterie telefoniche riguardano come procacciarsi una grossa quantità di mosche per un’opera concettuale di Yoko.
Macdonald e Rice-Edwards hanno messo le mani sui video dello storico concerto del ’72, appunto su una serie di registrazioni audio di telefonate e messaggi in segreteria (con gente come David Peel o Jerry Rubin), e sugli home movies di Lennon e Ono nel loro appartamento newyorkese, dove com’è noto i due adoravano guardare la tv distesi a letto per giorni interi. Ed è così che gli autori hanno la bella intuizione di imbastire l’intero flusso di One to One come fossero due ore di zapping catodico tra le immagini dell’America di quel 1972, tra la rielezione di Nixon, le manifestazioni pacifiste, la rivolta del carcere di Attica repressa nel sangue, i talk show incravattati dell’epoca: coadiuvato dal montatore e qui co-autore Sam Rice-Edwards (e con l’apporto fondamentale della consulenza musicale di Sean Ono Lennon), Kevin Macdonald conferma ancora una volta le sue grandi doti da documentarista (anche musicale, si pensi al precedente Whitney) in grado di cogliere le tensioni formali contemporanee di questo linguaggio.

One to One diventa così una maxi-playlist di frammenti di storia politica, culturale e popolare d’America, che si “parlano” perfettamente con le dichiarazioni di John e Yoko, con le loro provocazioni, con la loro musica ripresa nel live del Garden, ma anche con tutto quello a cui tutte queste immagini accennano, evocano senza mostrarlo, che resta sullo sfondo o fuoricampo, ma comunque tangibilissimo (l’ombra lunga di Bob Dylan, ad esempio, costantemente citato come paragone, iniziatore, ispirazione e quasi nemesi).
Un racconto esploso in mille rivoli, tutti al tempo presente, ma anche un videoessay sul divismo, che diventa l’unica maniera possibile per raccontare il turbinio della vita americana di Lennon e Ono: e poi c’è la musica, che ci regala almeno due grandi versioni dal vivo, quella di Mother di John Lennon durante il concerto di beneficienza a New York, e quella di Age 39 (Looking over my hotel window) di Yoko Ono eseguita al primo congresso delle femministe americane del 1972.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
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