After Party, di Vojtěch Strakatý

Radiografia di una generazione schiacciata dai debiti dei padri. Risulta però freddo, esempio di quel cinema indipendente che procede stabile e sicuro su un binario dritto. VENEZIA81. Orizzonti Extra.

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After Party di Vojtěch Strakatý, presentato a Venezia81 nella sezione Orizzonti Extra, si svolge da un’alba all’altra. Jindřiška e Karolína tornano a casa barcollanti e contente l’una di avere l’altra. Anche perché la prima ne avrà bisogno e non per superare i postumi della sbornia. Quando si sveglia il mattino seguente, degli sconosciuti girano per casa prelevando oggetti di valore. A quanto dice sua madre, suo padre è nei guai e non risponde nemmeno al telefono. I creditori si prendono perfino il disegno che ha fatto quando aveva cinque anni. In pochi attimi, la sua lussuosa abitazione viene spogliata di quasi tutti gli oggetti di valore. Nel mentre, gli altarini cominciano a cadere: Jindřiška scopre che suo padre è indebitato anche con sua zia, che gli strozzini lo inseguono, arrivando a minacciarla. Fino a che il padre non ricompare.

È un on the road che non va da nessuna parte questo Dopo la festa. Ispirato alla vicenda realmente occorsa a Vojtěch Strakatý, che si è ritrovato con una montagna di debiti contratti dal padre, il regista vi scorge un potenziale racconto generazionale. Effettivamente, la condizione in cui si ritrova improvvisamente la protagonista rispecchia quella di molti giovani di oggi. Costretti dalla generazione dei propri padri a firmare prestiti che non saranno mai in grado di restituire in cambio di lussi che non hanno mai chiesto. La festa e l’ebrezza diventa sia una via di fuga sia un modo per creare rapporti al di là dell’utilità e della convenienza. Il cuore che coi suoi sogni spezza le catene di un futuro che può apparire già segnato.

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Eppure, è proprio su questo punto che After Party sembra carente, con una messa in scena di cui non si sente il battito. La macchina a mano, grezza quanto basta, e la fotografia gelida appartengono proprio a quel cinema indipendente che procede stabile e sicuro su un binario dritto. Allo stesso modo, dietro gli occhi dei personaggi scorrono le motivazioni, le inclinazioni, i ragionamenti di un regista che non sembra aver risolto il suo conflitto interiore. Ecco che il brusco stacco a nero che mozza la narrazione elimina anche qualsiasi possibilità di confronto e di risanamento. In quell’oscurità, sembra possibile solo la recriminazione.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
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