L’ultima settimana di Settembre, di Gianni De Blasi

Un film troppo tiepido e incolore nel rappresentare la tempesta interiore dei protagonisti in lutto, che intraprendono un viaggio che li porterà di fronte ai loro fallimenti ed alle loro paure.

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Presentato in anteprima al Giffoni Film Festival 2024, tratto dal romanzo di Lorenzo Licalzi, L’ultima settimana di Settembre racconta di vite arenate, della morte improvvisa o desiderata, di incomprensioni generazionali, di lettere d’addio. Pietro Rinaldi (Diego Abatantuono) è ormai un ex scrittore. Dopo la scomparsa della moglie avvenuta anni prima, medita un unico pensiero, il suicidio. Per ingerire il letale cocktail farmacologico fissa una data, quella del suo compleanno, il 20 Settembre 2017. Proprio quel giorno però la figlia Roberta rimane coinvolta insieme al marito in un incidente stradale in cui restano uccisi. Il figlio della coppia, Mattia, un’adolescente, gli viene dato in affidamento temporaneo. Un uomo sconfitto, deciso ad abbandonare le armi, ed un ragazzo in procinto di inforcarle per provare a difendersi dalla vita che bussa alla porta, spietata, travolgente.

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L’opera prima di Gianni De Blasi è un racconto a tappe. Le fermata vengono scandite da un viaggio, quello che da Lecce porta a Roma, su una vecchia macchina d’epoca, attraversando esclusivamente strade secondarie. Ogni incontro, ogni imprevisto, è una scoperta, l’occasione di conoscersi, di avvicinarsi, di ridurre lo scarto. “I ricordi dopo i settant’anni dovrebbero abolirli” dice Pietro, amareggiato dalla vita, mentre il nipote elabora il lutto e vive l’atteggiamento del nonno come un rifiuto. Dolore, tristezza, amore, le emozioni si rincorrono, confuse e misteriose, la rappresentazione invece resta troppo controllata, preoccupata di restituire un panorama bellissimo, rovinato dall’uso di una musica invasiva, con un clacson ricorrente ai limiti del molesto. Si dimentica di ascoltare i silenzi dell’alba e dell’imbarazzo di avere di fronte uno sconosciuto, di guardare negli occhi una ragazza che ci fa battere il cuore, di finire in subacquea e risalendo a galla di porgere l’orecchio al canto delle Diomedee, i mitologici uccelli custodi di una tomba che li chiamano dall’orizzonte tinto d’azzurro. Tutto si trasforma in un meccanico lavoro di montaggio, prevedibile e reso banale dalle note che l’accompagnano. Manca il morso fugace dell’avventura, l’istinto irrequieto e sconsiderato dell’esordio, magari seguendo alla lettera il titolo di uno dei romanzi di Pietro, Andate tutti affanculo.

 

Regia: Gianni De Blasi
Interpreti: Diego Abatantuono, Biagio Venditti, Marit Nissen, Roberta Mattei, Luciano Scarpa, Pinuccio Sinisi, Monica Contini, Guendalina Losito, Dan Borduz
Distribuzione: Medusa
Durata: 90′
Origine: Italia 2024

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2
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