La sfida del samurai, di Akira Kurosawa

Duro e crudele ma anche ironico e divertente. Un film straordinario, per la sua modernità di struttura e di linguaggio. Da oggi al cinema distribuito dalla Cineteca di Bologna.

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L’idea è di quelle che segnano la storia dell’immaginario narrativo mondiale: un samurai sconosciuto arriva in un paese insanguinato dalla lotta tra due bande rivali e vende i suoi servizi, alternativamente, ora all’uno ora all’altro dei due contendenti, fino alla distruzione totale di tutti e al ristabilimento della pace. Kurosawa con questo Yojimbo, noto anche come La guardia del corpo (e infatti Lawrence Kasdan lo ha omaggiato nella sceneggiatura del film con Kevin Costner) si offre decisamente verso degli scenari western, anche se certamente l’ambientazione rimane quella del Giappone del XVII secolo. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, dove il protagonista Toshiro Mifune ha vinto il premio come migliore attore, La sfida del samurai è un film allo stesso tempo duro e crudele ma anche ironico e divertente. È evidente sin dall’inizio il carattere di “parabola” della storia, con lo straniero senza nome che arriva, approfittando della situazione di faida in corso, e fa esplodere la miccia già accesa nel paese. Sanjuro, il samurai motore della storia, appare come un personaggio cinico e crudele, pronto solo ad approfittare del caos per farsi pagare dal maggior offerente. Ma in realtà la sfida del samurai alla fine risulterà qualcosa di più dell’iniziale “commercio molto redditizio”. E proprio quando il samurai si darà da fare per aiutare una giovane donna rapita, e quindi emergerà il suo nascosto animo da vero cavaliere, si ritroverà catturato e torturato da una delle due bande. Solo allora la sua battaglia uscirà fuori dalla “logica del commercio”, per diventare qualcosa di personale e assoluto, fino al ristabilimento finale della pace.

Il film ha avuto in Giappone un enorme successo, al punto che ne venne fatto un sequel, Sanjuro, diretto dallo steso Kurosawa. Quello che Kurosawa non si sarebbe mai immaginato, lui che ammirava il western di Ford e il cinema di genere americano (ma qualcuno insinua anche la letteratura… sospettando che l’idea sia stata rubata dal romanzo hard boyled di Dashell Hammett, Piombo e sangue) è che un giovane sceneggiatore italiano, Sergio Corbucci, vedesse il film e ne fosse così affascinato da proporre all’amico regista, Sergio Leone, di farne un vero western. È così che è nato Per un pugno di dollari, con i produttori che non si preoccuparono neppure di andare a chiedere i costi dei diritti del film giapponese, convinti probabilmente che sarebbe stato un prodotto decisamente locale. Invece il film è diventato un successo internazionale e lanciato nientemeno che Clint Eastwood… Anni dopo persino Walter Hill non ha saputo resistere e ha ambientato il suo remake negli anni venti, in Ancora Vivo con Bruce Willis che si metteva in mezzo a due bande di gangster.

Un film straordinario, per la sua modernità di struttura e di linguaggio.

 

Titolo originale: 用心棒/Yojimbo
Regia: Akira Kurosawa
Interpreti: Toshirô Mifune, Tatsuya Nakadai, Yoko Tsukasa, Isuzu Yamada, Daisuke Katô, Seizaburô Kawazu, Takashi Shimura, Hiroshi Tachikawa, Yosuke Natsuki, Eijirō Tōno, Kamatari Fujiwara, Ikio Sawamura
Distribuzione: Cineteca di Bologna
Durata: 110′
Origine: Giappone, 1961

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.7
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