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LA SCUOLA DI DOCUMENTARIO DI SENTIERI SELVAGGI

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“L’uomo circuito dai mass media è in fondo, fra tutti i suoi simili, il più rispettato: non gli si chiede mai di diventare che ciò che egli è già” scriveva Umberto Eco nel 1961 quando nella sua Fenomenologia di Mike Bongiorno impartiva una delle prime lezioni di critica televisiva attraverso l’affresco e analisi di una icona della nostra storia mediale e padre del quiz televisivo. Mike Bongiorno, a cent’anni dalla sua nascita, è ancora quel fenomeno di costume da celebrare e forse ristudiare nelle sue, senza tempo, forme pop.

La produzione Rai fiction Viola film, ispirandosi all’autobiografia La versione di Mike dello stesso Bongiorno edita da Mondadori, presenterà alla Festa del Cinema di Roma in partenza la miniserie-evento Mike diretta da Giuseppe Bonito e interpretata da Claudio Gioè, un racconto in bilico tra il biopic seriale e l’archivio di interviste televisive. Inizierà in medias res, nel 1971, all’apice della popolarità con Rischiatutto – intervallando la vita adulta a flashback dell’infanzia – e si chiuderà con l’incontro nel 1972 con Daniela Zuccoli (interpretata dalla giovane Valentina Romani), consorte che resterà al suo fianco per tutta la vita.

Dopo il battesimo alla Festa del Cinema Mike andrà in onda in prima serata su Rai uno in due puntate il 21 e 22 ottobre. Conta su un cast di mestieranti avvezzi ai toni della commedia, come il suo regista Giuseppe Bonito che aveva diretto il bel Figli di Mattia Torre e lo sceneggiatore Salvatore De Mola, uno degli autori di Imma Tataranni – Sostituto Procuratore, fiction su una singolare poliziotta in azione nella cornice di Matera. Anche Claudio Gioè dovrà raccogliere la sfida del ruolo da protagonista.

Né particolarmente bello o brillante, Mike Bongiorno era il ragazzo della porta accanto che faceva compagnia alle famiglie italiane con il suo quiz serale. Ha scritto la televisione che fu e quella dell’oggi, vegliando ancora come un’ombra su tutti gli Affari tuoi di turno tronfi nei loro boom di ascolti.

La nostra televisione pesca ancora da quel sentimento di Allegria che avvicinava i lineamenti di Bongiorno a quelli dell’uomo comune, nella garantita credenza a tutte le categorie sociali.

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