Mix Festival 38 – Il corpo, il viaggio e l’amore

Le nostre visioni dall’edizione in corso, che indagano nel presente e nel passato, tra i sogni e le ingiustizie, raccontando delle storie autentiche ed originali in un singolare viaggio di scoperta

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La 38^edizione del Mix, il festival Internazionale di Cinema LGBTQ+ e Cultura Queer che si svolge a Milano fino a stasera, presenta in anteprima italiana, ed in concorso, alcuni dei titoli più interessanti del panorama internazionale.
Una pelicula barata, di Osama Chami è tra questi. Fede il protagonista sta attraversando una fase depressiva. Soffre di ansia, il mondo gli scivola addosso, le parole gli scivolano addosso. Mentre i vecchi film lo trasportano in un sogno ad occhi aperti, fino a quando dal passato spunta Ivano, un ragazzo che riesce a scuoterlo dal torpore. Insieme decidono di immaginare la loro vita come fosse una sceneggiatura, la trama composta di personaggi principali, comparse, crisi, lacrime e gioie improvvise, colpi di scena, mistero. Un film leggero, con molti dialoghi, su una rinascita, che avviene attraverso le parole degli amici, con i sorrisi di una festa a sorpresa, spegnendo il rancore e provando a dimenticare, prima di scrivere un nuovo capitolo della propria storia. Musica ed esterni abbondano e restano in tono con la linea generale, sottile, realista, di superficiale sensibilità per un gesto o un abbraccio, una frase venuta male, il mondo e la vita che sono lì in attesa del risveglio. Fragile, come sono i sentimenti, guarda la luce in fondo al tunnel, assorto e pieno di speranza, per un tradimento da perdonare prima che sia troppo tardi, e ricominciare a vivere, insieme.
L’esordio luminoso del regista spagnolo, assistente di Almodovar, lascia posto ad un’atmosfera algida in Girl for a day di Jean-Claude Monod, il clima adatto per raccontare la storia di Anne Grandjean, nata intersessuale nel XVIII secolo. Ermafrodita, considerata uno strano animale in un’epoca ultra devota ma in fase di transizione, colpevole di un peccato che riceve una terribile punizione, quella di nascondere la propria sessualità, vissuta come un difetto, bersaglio delle dicerie di un popolino fanatico ed ignorante, che la vede alla stregua un essere diabolico. Toccarsi, ballare, guardare le acque placide del lago con il cuore turbato, la ricostruzione è un quadro del tempo tra progresso e regresso, i costumi e gli scenari, carrozze altari ed il fuoco caldo di una taverna, le discussioni intorno ad una tematica aliena, e soprattutto il bisogno di trovare uno spazio dove sentirsi a casa, libera dalla vergogna di un corpo giudicato anomalo. Da bruciare in un vortice di erotica passione dentro un amore proibito, sulle note di un piano piene di malinconia, e lo spavento negli occhi, messa a processo dalle leggi della moralità e dei libri sacri profanati, da un’autorità che sente il suo dominio minacciato.

Cappelli da cowboy, cavalli e distese polverose nella sterminata prateria americana, dal mondo del western National Anthem di Luke Gilford eredita la vista panoramica e il senso di libertà. Lascia cadere invece il lato opposto, brutale, mascolino e misogino, abbracciando uno stile di vita insolito, quello di un gruppo queer che vive allegramente in un ranch, partecipa ai rodei e canta in moderni saloon. Quando incontra Sky, Dylan vive in New Messico con il fratellino e la madre alcolista, lavora come operaio, è taciturno, timido ed po’ impacciato.

La scoperta di sé e della propria sessualità lo trasporta su una strada ignota, una parentesi, spaventosa e divertente, fatta di passione e gelosie, di balli di gruppo e di risvegli all’alba con il sapore del rimorso sulle labbra. L’impianto della storia d’amore di tipo classico si intreccia con piccoli drammi familiari, e gli spazi della comunità vengono contaminati dal canto dell’inno nazionale in versione non binaria, che indica la fine di un viaggio appena iniziato e segna l’inizio dell’età adulta, e di un nuovo modo di immaginare l’american dream. Anche in Sebastian di Mikko Mäkelä il protagonista vive una trasformazione, ma inconscia, legata alle pulsioni. Il nome del titolo è quello scelto da Max, un promettente scrittore, per svolgere un lavoro da sex worker su un sito dedicato agli omosessuali, e poi ridurre in parole l’eccitazione e le impressioni raccolte durante gli incontri. Il successo degli articoli fa da corollario, ed apre uno spiraglio sulle realtà editoriali ed i loro incoerenti sistemi di gratifica, ma provoca una voragine interiore nel ragazzo. Presentato in anteprima al Sundance, il film ha una forte componente erotica che cerca di conciliare visivamente attraverso il linguaggio, un’equazione piuttosto difficile. Il ritmo generale è piuttosto lento, adatto a decantare i pensieri quando abbandonano il sentiero dell’avventura e si stringono sulle mani durante un amplesso, ed il tempo lascivo assume le sembianze di una colpa. Si parla di amore e di ispirazione, di vergogna e di bugie, di lavoro amicizia e passione, lasciando una scia di ombre, delle macchie, delle evanescenze, lo specchio dei tempi che corrono.

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