Chloë Sevigny: icona ribelle tra moda, cinema e regia

Un viaggio nella carriera eclettica dell’attrice che ha debuttato con Larry Clark, musa del cinema indie degli anni ’90 e oggi tra le protagoniste della serialità contemporanea

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Photo credit: depositphotos.com

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“Per qualche ragione il pubblico mi ha accolto come un’icona della moda, e ho la sensazione che mi abbia sminuita come attrice. Oppure non ottengo lo stesso riconoscimento come attrice, e questo mi infastidisce”. Esordisce così Chloë Sevigny in un’intervista di qualche tempo fa. Considerata un simbolo e una portavoce della cultura giovanile underground di New York degli anni ’90, icona del cinema indie americano, l’attrice si è riunita allo showrunner Ryan Murphy per la nuova stagione di Monsters – La storia di Lyle ed Erik Menendez.

Tra le più note esponenti delle cosiddette riot grrrl, a 18 anni decide di trasferirsi a Brooklyn, dove viene notata dalla fotografa Nina Schultz, che lavora per la rivista di moda SASSY. Inizia a fare la modella e collabora ad alcuni video musicali come costumista, diventando in breve tempo un’cona della moda grunge e rave.

Nel 1995 debutta al cinema. È il regista Harmony Korine, suo fidanzato dell’epoca, a spingerla alla recitazione quando, dopo aver scritto Kids, le propone di far parte del film diretto da Larry Clark e presentato al 48° Festival di Cannes. La sua intensa interpretazione spinge Steve Buscemi a chiederle di partecipare al film Mosche da bar l’anno successivo. Questo le farà intraprendere un percorso di cinema d’autore che include film come Gummo, Boys Don’t Cry, grazie al quale ha ricevuto una nomination all’Oscar come attrice non protagonista, American Psycho.

Soprattutto durante la relazione col regista Vincent Gallo, Sevigny acquista il ruolo di musa del cinema indie. Gallo la sceglie per The Brown Bunny, in cui fa scandalo una famosa scena di sesso orale. Lavora, tra gli altri, con Jim Jarmusch e Olivier Assayas e diventa un volto molto amato anche dal regista Lars von Trier, che la dirige in Dogville e Manderlay. Negli anni successivi lavora con Woody Allen in Melinda e Melinda e David Fincher nel thriller Zodiac, accanto a Jake Gyllenhaal.

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Oltre alla sua prolifica carriera d’attrice, Chloë Sevigny ha esplorato anche il mondo della regia. Il suo debutto è avvenuto con il cortometraggio Kitty, selezionato per chiudere il Festival di Cannes del 2016, una storia surreale che tratta temi come l’identità e la trasformazione, e che ha messo in luce la sua sensibilità artistica anche dietro la macchina da presa. Con White Echo, l’attrice ha continuato ad esplorare l’introspezione e la spiritualità, confermando il suo talento registico in un’altra opera apprezzata a Cannes. Questi lavori hanno dimostrato la sua capacità di raccontare storie delicate e visivamente potenti, espandendo ulteriormente la sua influenza nel panorama cinematografico.

Parallelamente all’attività registica, Chloë Sevigny rimane una figura di spicco anche nel mondo delle serie televisive. Il suo ruolo in Big Love dal 2006 al 2011, dove ha interpretato una delle mogli poligame di una famiglia mormone, le è valso un Golden Globe e le ha aperto le porte a collaborazioni di alto profilo, come con Ryan Murphy in American Horror Story. Ha recitato anche nella serie The Act e in Russian Doll, dove ha mostrato ancora una volta la sua versatilità e profondità attoriale. Ora, con la sua partecipazione alla nuova stagione di Monsters, di nuovo accanto a Murphy, Sevigny dimostra ancora una volta la sua capacità di reinventarsi in ruoli complessi e stratificati, rimanendo un’attrice imprescindibile per il cinema e la televisione contemporanei.

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