SPECIALE TODD PHILLIPS. Joker: Folie à Deux – Democrazia in bilico

Il nuovo Joker sembra essere un’analisi trasparente e sconcertante della stasi in corso della democrazia in America, oltre ad essere il legal drama più azzeccato degli ultimi anni

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Dentro quel formidabile collage di generi che è il cinema di Todd Phillips ci si muove in un racconto inscindibile dalle tendenze odierne nel modo di fruire l’informazione, e gli eventi della Storia contemporanea; in particolar modo quella americana. Pensiamo ad Arthur come ad un volto politico della proliferante estrema destra –  in avanzata bene o male in tutto il mondo­ –, e pensiamo all’iconografia del tribunale come a una prassi ormai assodata: i 34 capi d’accusa di cui Trump è stato dichiarato colpevole sembrano essere proprio l’esempio lampante. Phillips è stato in grado con questo Joker: Folie à Deux di girare il legal drama più azzeccato da qualche decennio a questa parte, spostando il fulcro dell’azione proprio tra le fila di un’aula di tribunale, epicentro pulsante della più “grande democrazia al mondo” che per più di un secolo è stato il nostro faro, e per poi chiudere il film con una deflagrazione che fa rumore e riecheggia ancora nelle ossa di chi vede il sistema giuridico sgretolarsi dinanzi ai propri occhi.

La strada sbarrata di fronte il tribunale dentro il quale si svolge un processo cruciale per tratteggiare il limite di ciò che riteniamo accettabile in una democrazia, una numerosa folla che protesta davanti l’aula. È proprio questa la surreale specularità che Phillips adotta per raccontare il processo all’ex presidente degli Stati Uniti e/o il processo ad Atrhur Flek/Joker. La linea rossa che collega questi due momenti è impressionante (e d’altra parte già il primo film era diventato, pochi mesi prima del lockdown del 2020, il manifesto di una certa rabbia sociale a cui servivano le maschere). E quando il regista si pone alle spalle dei giornalisti sembra volerci suggerire che oggigiorno è davvero possibile assistere a questi momenti da qualsiasi altra parte del mondo – indifferentemente dal fatto che si viva in una democrazia più o meno simile a quella statunitense. Se posso ascoltare la voce di un giornalista inviato in loco e insieme un podcast che mi racconta il processo praticamente in diretta, mentre con il pollice scrollo il mio feed tracotante di notizie dell’ultimo minuto (il tutto è raccontato senza più alcuno scarto temporale) sarò inevitabilmente portato a pensare a tutto ciò che sta accadendo come a una crisi costante e invalicabile. Possiamo finalmente dire di essere immersi fino ai capelli in questa crisi della narrazione?

Quando in Joker: Folie à Deux si giunge al climax assoluto, ovvero quello nel quale Arthur sembra voler ammettere che dentro di lui non esiste alcun Joker, Todd Phillips ci sta portando a pensare che allora una via d’uscita esista, ed è percorribile se pensiamo a quei volti che ogni giorno affollano i notiziari di tutto il mondo come a persone in carne ed ossa; che a volte commettono degli errori. E invece sembra non possa esserci via d’uscita dalla politica dei caimani come Donald Trump e relativi picchi di follia che lo hanno portato ad essere il portavoce di una frangia cospirazionista e complottista più florida che mai, le cui parole provocano danni irreparabili (pensiamo a Capitol Hill…) viaggiando da una parte all’altra del mondo occidentalizzato. Nella vita privata dell’ex presidente (che in questi giorni racconta in sala un film come The Apprentice) sembrano aprirsi scorci di insoddisfazione che abbiamo potuto cogliere se pensiamo alla posizione presa da Melania Trump nei confronti del diritto d’aborto negli Stati Uniti – questo difatti è, tra i tanti, uno dei temi più caldi nel dibattito in corso tra i due canditati alla presidenza. Melania Trump ha difeso il diritto all’aborto nel suo recente libro di memorie Melania prendendo posizione anche su diversi altri punti (l’immigrazione per dirne uno) andando pubblicamente contro il programma politico del marito e, in un certo senso, sfidandolo.

Di nuovo, questa battaglia aperta tra pubblico e privato, maschera e persona, sono linee ben chiare che vengono tracciate in Joker: Folie à Deux ma che attingono alla realtà più di quanto sembri. Lee pare ricalcare apertamente lo scontro Donald/Melania quando prende la parola dinanzi ai giornalisti tanto quando privatamente ammette di aver mentito ad Arthur. Come attraverso un vortice inarrestabile, Todd Phillips ha saputo trasportarci dentro una delle questioni più importanti di questo secolo, dibattendo su dei temi che tra queste pagine abbiamo già trattato: come dovremmo comportarci noi spettatori, oggi che abbiamo la facoltà di assistere ad ogni minimo cambiamento strutturale? E poi, come rispondere concretamente alle crisi in corso per far sentire la propria voce? Per adesso noi ci limitiamo a dibattere, sottolineando che mettere in scena un film del genere significa avere una lungimiranza rara, perché significa modellare la materia cinematografica per farla esplodere in mille altre direzioni: e quando queste appaiono inesauribili va riconosciuta la vivacità di un’arte che molti si sentono di considerare morta. O, peggio ancora, superata.

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