RoFF19: Berlinguer – La grande ambizione. Incontro con il regista e il cast

Il regista Andrea Segre, lo sceneggiatore Marco Pettenello e il cast raccontano l’enorme lavoro di ricerca storica tra archivi, biografie e interviste per raccontare la figura del politico

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Si è tenuta oggi la conferenza stampa di Berlinguer – La grande ambizione, con il regista Andrea Segre e il cast. Il regista ha raccontato che l’idea gli è venuta sul set di Welcome Venice, leggendo il libro di Piero Ruzzante Eppure il vento soffia ancora. Gli ultimi giorni di Enrico Berlinguer. “Abbiamo riflettuto sul fatto che fosse incredibile che il cinema italiano non avesse raccontato non solo Berlinguer ma quel pezzo d’Italia, quel terzo di italiani che hanno vissuto intorno all’esperienza del partito comunista italiano e che sono un elemento molto grosso della Storia e della società italiana che il cinema ha poco raccontato. E con loro sicuramente la figura di Berlinguer.”

Segre e lo sceneggiatore Marco Pettenello hanno spiegato l’enorme lavoro di documentazione svolto tra archivi storici, molte letture a tema, biografie, i dattiloscritti delle riunioni di partito; hanno perfino intervistato quasi una cinquantina di persone: i figli, i parenti, i colleghi contemporanei a Berlinguer e i colleghi più giovani che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Come afferma Pettenello, il lavoro e soprattutto il preparato erano enormi: “Noi avremmo fatto un film di dodici ore, se ci fosse stato concesso. Ma le prime stesure ci si avvicinavano. Infatti, è stato tutto un lavoro di taglio.”

I due grandi politici ritratti nel film, Enrico Berlinguer e Aldo Moro, sono interpretati rispettivamente da Elio Germano e da Roberto Citran. L’intenzione generale non era quella di fare un’imitazione ma di riportare un’immagine che potesse raccontare il loro personaggio, per trasmettere il grande rispetto di tutta la troupe verso il materiale trattato.

Germano ha poi raccontato come abbia preferito costruire il suo personaggio partendo dall’approfondimento delle questioni di cui Berlinguer era portavoce. Un’attenzione alla ricerca e alla ricostruzione quasi da storici. Fondamentale per l’attore è poi il corpo stesso, il fisico del personaggio: “Io credo molto in quello che è il linguaggio involontario, inconsapevole, la comunicazione inconsapevole dei nostri corpi. E in questo caso il corpo di Berlinguer, la sua prossemica involontaria raccontava un senso di inadeguatezza, di fatica, di responsabilità, di peso della responsabilità e di una mancanza di attenzione verso l’esteriorità con ‘sti capelli che andavano da tutte le parti.”

Per Citran, invece, il discorso è stato molto diverso. Ha parlato infatti del momento in cui Segre gli ha chiesto di interpretare Aldo Moro, di come si sia sentito schiacciato dalla responsabilità di un personaggio così importante e delle interpretazioni precedenti alla sua. Come il regista, lo sceneggiatore e il resto del cast anche Citran ha affermato di essersi documentato leggendo molto e ascoltando le sue tribune politiche.

Quello che è emerso durante l’incontro con la stampa è stato soprattutto il lavoro storico e di trattamento del materiale d’archivio, la volontà di fondere cinema e verità, che per Andrea Segre si sono rivelati elementi fondamentali.

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