"I miei lavori non seguono mai un percorso intellettuale ben preciso. La domanda che mi pongo prima di iniziare un nuovo film è solo questa: "Cosa mi sento di fare adesso?". Incontro con Roman Polanski.

Il regista polacco presenta il suo ultimo film, quello più costoso. E tra un riferimento e l'altro emerge con forza il suo fastidio verso l'abuso degli effetti speciali nel cinema, quelli "sbattuti in faccia"…

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Con un budget di 60 milioni di dollari, che ne fanno il film di Polanski più costoso mai realizzato, Oliver Twist esce al cinema regalando allo spettatore la riscoperta del sentimento dell'innocenza attraverso gli occhi del protagonista del libro di Dickens. Tra una precisa ricostruzione della società inglese dell'Ottocento e la sinergia di un cast di attori ben assortito, tra cui spicca l'ambigua interpretazione di Ben Kingsley, il film si serve di un impianto narrativo tradizionale dentro il quale in più occasioni rimane riconoscibilissima la firma del regista.


Roman Polanski ha parlato a lungo con i giornalisti, intervallando le domande con commenti e battute in un ottimo italiano, dimostrando una grande voglia di confrontarsi ed una grande disponibilità a fornire chiarimenti.


Perché ha scelto di trasporre filmicamente il romanzo Oliver Twist?


Avevo voglia di realizzare un film per un pubblico giovane, intendendo giovane quella fascia di età che va dai nove ai novantanove anni… però non volevo cadere nella trappola di girare un film che ormai abitualmente guardano i ragazzi. Un film pieno di esplosioni e effetti speciali, di spade laser e ammiccamenti al sesso. Voglio far riflettere questo giovane pubblico e soprattutto fare appello al loro cuore, ma è molto difficile oggi girare questo genere di film. Volevamo realizzare un adattamento del classico semplice e lineare quindi se cercate i cambiamenti e le variazioni rispetto al romanzo, vi dico già che non ne troverete. Si può anche pensare che realizzando un film del genere io stia combattendo una guerra persa in partenza, considerando quello che i giovani guardano e quello che viene loro propinato. Purtroppo penso che quello che vedano stia rovinando il loro gusto per il cinema ed il loro senso estetico in generale.


Cosa lo ha colpito del romanzo e l'ha convinta a farne un film?

Il mio primo incontro con lo scrittore inglese è avvenuto attraverso il film Grandi speranze, in seguito ho iniziato a leggere i libri. All'epoca Oliver Twist ai miei occhi non si era particolarmente distinto dagli altri romanzi. L'idea di realizzare il film mi è venuta più tardi quando ho visto il musical (Oliver di Carol Reed, n.d.r.) che ne hanno tratto, proprio perché secondo me hanno stravolto la natura della storia trasformandola in un racconto felice e gioioso.

Durante la preparazione di Oliver Twist si è identificato in qualche modo con il piccolo protagonista?


Certo ci sono stati dei momenti sia del libro sia del film in cui, in qualche maniera, ho vissuto delle correlazioni con quelle che sono state alcune esperienze della mia infanzia. Ma, anche se in questo film c'è molto di me, non l'ho realizzato per questo motivo.


Nel film ci sono diverse similitudini anche con lo stato attuale di molti paesi, nonostante siano passati molti decenni…



Quello in cui è ambientata la storia è un periodo che mi ha sempre molto affascinato e che somiglia per alcuni aspetti ad alcuni paesi moderni. La Londra dell'epoca cresceva ad una velocità spaventosa, in modo similare ad alcune città della Cina di oggi. Anche allora c'erano dei problemi massicci di immigrazione con lo spostamento di moltissime persone dalla campagna alla città in cerca di fortuna e di migliori condizioni di vita.


Ad un certo punto viene pronunciata una battuta carica di tragica ironia: "Continua così e diverrai un eroe dei nostri tempi" e ovviamente non è l'unica nel genere. Ha mantenuto, come nel libro, una carica dissacratoria con diversi riferimenti all'attualità…


La cosa bella e affascinante dell'opera di Dickens risiede proprio nel fatto che ogni singolo rigo è carico di ironia. Lui è stato per lungo tempo un cronista dei tribunali, cosa che gli ha permesso di sviluppare una grande capacità di applicare ironia e sarcasmo alle storie comuni che raccontava. Rispetto ai riferimenti all'attualità posso dire che l'indirizzo che sta prendendo questo nuovo mondo non mi piace tanto, ho grande nostalgia per il passato. E se dico questo non è una cosa legata all'età perché io ancora mi sento giovane…


Il lavoro dei comprimari e degli attori è ben mirato. Come è avvenuta la scelta del cast?



Il fatto di mettere insieme dei gruppi di personaggi ben descritti e grotteschi, che insieme risultano in armonia, fa parte proprio della scrittura di Dickens. Devo ammettere che non è stato facile trovare gli attori giusti per l'adattamento però devo dire che alla fine sono rimasto molto soddisfatto del loro lavoro. Anche la scelta del giovane protagonista Barney Clark è avvenuta dopo aver visionato moltissimi ragazzi, cercavo un volto innocente ma la cui innocenza fosse reale e tangibile e non solo legata ad un bel faccino.



Soprattutto nell'ambientazione e nella ricostruzione londinese ci sono elementi tipici dell'horror classico. Ha voluto, attraverso la scenografia, contrastare in qualche modo la purezza del protagonista?


Nel libro, come accade per i personaggi, ci sono delle minute descrizioni delle ambientazioni e trapela proprio un grosso interesse a descrivere con precisione i luoghi in cui avvengono le storie. Anche attraverso la scenografia abbiamo cercato di ricreare delle suggestioni dark e romantiche, cercando però di non divenire troppo espressionisti. Lo scenografo ha capito molto bene il modo in cui le scene andavano rappresentate.

La fotografia in particolare e la luce in generale è da intendersi come coprotagonista del film, in particolare viene usata come una soggettiva di Oliver?



Certo, ma questo accade per ogni mio lavoro. In realtà la luce rappresenta sempre una forma di espressione di una scena o di uno stato d'animo. Di questo aspetto non c'è neanche bisogno che io ne discuta con il direttore della fotografia perché è sempre una prospettiva a noi comune. 


Anche in questa sua ultima opera la paura ha un ruolo determinate, da dove deriva questa fascinazione?



Non posso dire assolutamente che la paura sia una mia passione, semplicemente la paura è un elemento molto affascinante che noi cineasti utilizziamo per intrattenere.



Ci sono dei parallelismi tra Tess e Oliver Twist?



Decisamente. I due libri infatti sono stati scritti nello stesso periodo ed entrambi hanno il sentimento dell'innocenza come protagonista. Effettivamente mentre ero sul set di questo ultimo film mi sono riaffiorati diversi ricordi, soprattutto per le scene ambientate in campagna, che mi hanno riportato sul set di Tess. Anche i due personaggi hanno molto in comune.





La fotografia in particolare e la luce in generale è da intendersi come coprotagonista del film, in particolare viene usata come una soggettiva di Oliver?


 


Certo, ma questo accade per ogni mio lavoro. In realtà la luce rappresenta sempre una forma di espressione di una scena o di uno stato d'animo. Di questo aspetto non c'è neanche bisogno che io ne discuta con il direttore della fotografia perché è sempre una prospettiva a noi comune.


 


Anche in questa sua ultima opera la paura ha un ruolo determinate, da dove deriva questa fascinazione?


 


Non posso dire assolutamente che la paura sia una mia passione, semplicemente la paura è un elemento molto affascinante che noi cineasti utilizziamo per intrattenere.


 


Ci sono dei parallelismi tra Tess e Oliver Twist?


 


Decisamente. I due libri infatti sono stati scritti nello stesso periodo ed entrambi hanno il sentimento dell'innocenza come protagonista. Effettivamente mentre ero sul set di questo ultimo film mi sono riaffiorati diversi ricordi, soprattutto per le scene ambientate in campagna, che mi hanno riportato sul set di Tess. Anche i due personaggi hanno molto in comune.


 


Arrivato a questo punto della sua carriera, che cos'è per lei il cinema?


 


La mia vera passione è proprio realizzare e dirigere film, è una cosa che ho sempre fatto e che voglio continuare a fare. Ma i miei lavori non seguono mai un percorso intellettuale ben preciso, faccio quello che sento di fare al momento. La domanda che mi pongo prima di iniziare un nuovo film è solo questa: "Cosa mi sento di fare adesso?".


 


Cosa lo stimola del cinema di oggi?


 


Posso dire cosa sicuramente non mi piace del cinema di oggi: gli effetti speciali che mi sono sempre più indigesti. E' ovvio che anche io faccio ricorso alle nuove tecnologie perché offrono delle possibilità che sono molto stimolanti. In Oliver Twist ci sono ben 300 inquadrature che sono state realizzate con l'ausilio del computer ma lo faccio in modo da non sbattervelo in faccia, signori e signore…


 

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