Lette e … riviste – La condizione-contraddizione

Giustizia e non-vendetta, non-vita e morte: Guillermo Arriaga, sceneggiatore di "Le tre sepolture", racconta a Scr(i)pt perche' i suoi personaggi e le sue storie seguono percorsi diversi dalla logica

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Dove giustizia significa mettersi nei panni della persona che hai danneggiato per capire il significato profondo di cio' che hai fatto, la' The three burials of Melquiades Estrada e' una storia di giustizia, non di vendetta.


Inizia con un corpo ritrovato, quello del contadino messicano Melquiades, ucciso e occultato di fretta in mezzo al deserto del Texas, di nuovo sepolto in fretta dalle autorita' nel cimitero locale, senza inchieste ne' domande. Pete Perkins (interpretato dal regista Tommy Lee Jones) deve onorare la promessa fatta al suo migliore amico: una sepoltura nella sua terra, in Messico. L'omicida sara' identificato da Pete e costretto al viaggio oltre il confine…Guillermo Arriaga e' lo sceneggiatore messicano di una storia in cui culture diverse possono incontrarsi e andare persino oltre la morte – un assassino capira' che anche la persona piu' diversa ha qualcosa in comune con lui? Ha lavorato a Amores Perros e a 21 grammi e con questo film ha vinto a Cannes 2005 il premio per la migliore sceneggiatura.


"Amicizia, lealta', l'incidenza dei morti sui vivi. Sono i temi che sento di piu', e ho potuto esplorarli sullo sfondo dei luoghi che amo di piu' – il deserto, il confine…" esordisce Arriaga "Volevo che i personaggi fossero autentici, evitando l'effetto caricatura: volevo che trasudassero umanita' ed umilta'. Ho sempre desiderato scrivere un road movie, e The three burials in un certo senso lo e'…volevo che i protagonisti si confrontassero con aspetti della vita che mai avrebbero immaginato – come l'uomo cieco che li prega di ucciderlo […]


Qual e' la lezione degli sceneggiatori? Ogni storia ha un modo diverso di essere raccontata. All'inizio ho fatto in modo che lo script riflettesse la confusione di cui e' vittima Pete: chi ha ucciso il suo migliore amico? Perche'? Quando? Dove? Ecco perche' nella prima parte ho scelto di seguire diversi punti di vista: e' a meta' del film che Pete – e con lui il pubblico – realizza cosa e' successo veramente a Melquiades. Dopo, non c'era ragione per mantenere questa struttura frammentaria. Il viaggio continua, e la storia ha bisogno di essere raccontata in un modo piu' lineare, senza digressioni.

La banalizzazione che la societa' contemporanea ha operato sulla morte ha contagiato anche il nostro rapporto con la vita. Possiamo vedere in tv di centinaia di morti per un terremoto, e subito dopo l'anchorman di turno ci racconta di un cane che sa andare in bicicletta. Neghiamo la morte in ogni sua forma, ne combattiamo ogni segno: calvizie, cellulite, grasso, rughe…Dimentichiamo che la morte lambisce i nostri corpi per ricordarci che non siamo immortali […] Ogni artista ha l'obbligo di ricordare l'importanza della vita umana. Di ogni vita. Ogni vita merita rispetto: questo e' il cuore del film…ogni vita ha un significato, in se stessa e nelle persone che la circondano […]


So che, secondo le regole, uno sceneggiatore dovrebbe compiere ricerche esaustive, scrivere l'outline e conoscere alla perfezione i suoi personaggi. Non seguo nessuna di queste regole.


Non faccio ricerca. Quello che faccio sempre e' tentare di sviluppare la storia partendo dalla mia esperienza di vita, o attraverso cio' che ho visto o immaginato. Dei miei personaggi non so quasi niente. Non scrivo le loro biografie. Voglio saperne poco, perche' solo cosi' potranno sorprendermi mentre la storia cresce… Se li conosci troppo bene, si comporteranno in modo meccanico. Non scrivo outlines – se non di rado, magari per mostrare a qualcuno quello che ho in mente – per lo stesso motivo: le vivo come una restrizione…preferisco avere delle sorprese.


E' cosi' che, quando scrivo, non ho un'idea precisa di dove andro' a finire. Non ho bussole, non ho mappe, solo l'istinto di condurre la storia ad un dato obiettivo. E dato che li costruisco basandomi sulla vita reale – non su altri film o su libri – i miei personaggi risultano pieni di contraddizioni. Come siamo noi, nella realta'. Le decisioni che prendono non sempre seguono la logica…spesso hanno natura totalmente emozionale. L'obiettivo, qualsiasi cosa stia scrivendo – racconti, romanzi o sceneggiature – e' esplorare la natura umana, nel cuore dell'esperienza.


 


"The Three Burials of Melquiades Estrada", di Guillermo Arraga 


 da Scr(i)pt, marzo-aprile 2006


http://www.scriptmag.com/pdf/currentarticle.pdf




traduzione di Annarita Guidi

Scr(i)pt Magazine e' un bimestrale americano pubblicato dal 1989, che si propone di analizzare l'industria cinematografica dal punto di vista dello sceneggiatore. E' allo stesso tempo una risorsa (per chi vuole intraprendere questa professione) e una fonte di ispirazione (per i professionisti). Ogni numero propone interviste e articoli scritti dagli sceneggiatori stessi, insieme a informazioni utili dal punto di vista della scrittura creativa, senza dimenticare il marketing. Sul sito della rivista e' possibile scaricare alcuni dei contenuti e abbonarsi on line; la sezione 'services' offre una simulazione del reale processo di selezione delle sceneggiature – e se i lettori addetti danno un giudizio positivo allo script inviato, questo viene reso disponibile nel database che la rivista mette a disposizione di case di produzione e agenti (a.g.).

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