"Sangue – La morte non esiste", di Libero De Rienzo

L'opera prima dell'attore De Rienzo procede per flash, per accecanti allucinazioni, per apparizioni improvvise. Malgrado il finale irrisolto, lo sperimentalismo visivo del cineasta non è il risultato di un'operazione teorica ma soprattutto fisica, fatta con gli occhi e con tutto il corpo. Un film sporco, decisamente rischioso ma sicuramente coraggioso

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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È un esordio inconsueto, spiazzante quello di Libero De Rienzo dietro la macchina da presa. Emerso come attore con Catherine Breillat (A mia sorella!) e affermatosi con Marco Ponti (Santa Maradona soprattutto ma anche A/R – Andata + ritorno), con Sangue – La morte non esiste ha realizzato un film rabbioso, con la macchina da presa che si sposta nervosamente o sta attaccata sui corpi, quelli di Iuri (Elio Germano, uno dei migliori giovani attori italiani del momento) e Stella (Emanuela Barillozzi), due fratelli legatissimi e diversissimi. Iuri nutre nei confronti di Stella un amore viscerale, le chiede continuamente "Dimmi che mi ami" mentre la ragazza sta per partire per gli Stati Uniti.

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De Rienzo entra con forza all'interno dell'intimità dei due protagonisti, attraverso due atti e un epilogo, si mette totalmente in gioco e si sporca le mani. La sceneggiatura, ad opera dello stesso cineasta, è solo una traccia che viene progressivamente decomposta. Così Sangue – La morte non esiste procede per flash, per accecanti allucinazioni (la forte presenza cromatica del rosso), per apparizioni improvvise come quella di Adrian – interpretato dallo stesso regista – che si presenta a Iuri, per sconfinamenti dentro territori quasi dark evidenti soprattutto nel rave party.

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La pellicola però sa filmare anche quel disagio dei protagonisti, quel bisogno di contatto come per proteggersi dall'esterno; Iuri e Stella infatti, quando non sono confinati dentro gli interni, sono sempre in movimento, quasi in fuga continua, traiettoria evidente negli spostamenti in motorino o nell'inseguimento della polizia in cui si materializzano schegge impazzite da road-movie. Nel finale, durante la finta predica del protagonista durante il funerale di un carabiniere e della figlia che si è suicidata – fatto di cronaca che ricorre, come elemento di rottura ma anche come ossessione – Sangue – La morte non esiste sembra sbandare nel tentativo di avvicinarsi alle forme del grottesco e quell'impeto, quella repulsione al sistema, appare soltanto urlata ma non raggiunge come nel resto del film. Per il resto lo sperimentalismo visivo di De Rienzo non è il risultato di un'operazione teorica ma soprattutto fisica, fatta con gli occhi e con tutto il corpo. Un film sporco Sangue – La morte non esiste, decisamente rischioso ma sicuramente coraggioso.


 


Regia: Libero De Rienzo


Interpreti: Elio Germano, Emanuela Barillozzi, Libero De Rienzo, Luca Lionello


Distribuzione: Mikado


Durata: 104'


Origine: Italia, 2005

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