"Cocco di nonna", di Nicholaus Gossen

Cinema plastificato, prevedibile nella sua perfetta adesione alla confezione volgare, il cui fascino risiede in brevi frammenti dove qualsiasi forma di ironia e introspezione viene fagocitata da una onnipresenza della cultura inorganica.

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Alex è un trentaseienne, senza fissa dimora, che si guadagna da vivere come collaudatore di videogame. Nel suo campo è un vero asso, ma per il resto è il tipico adulto americano ancora fanciullo, tutto hamburger, cocacola, riviste pornografiche e, soprattutto, videogiochi. A suo modo rappresenta la prima vera generazione post '68, quella cresciuta a base di televisione, tecnologia, piaceri virtuali. Il suo rapporto con il sesso è, ad esempio, soprattutto iconico, così quasi a inizio film lo vediamo masturbarsi, in quella che è probabilmente la scena più divertente e allo stesso tempo inaccettabile del film, di fronte a una piccola bambola sexy in miniatura, sorta di Barbie dai capelli neri col seno scoperto e minigonna alzata. In Cocco di nonna è proprio il prodotto in serie a essere l'unico stimolo di piacere che Alex e i suoi colleghi di lavoro riescono a riconoscere; la barbie-porno, al cui cospetto è lecito avere un coito, e il videogame, sono l'anestetico seriale all'oltranza del quotidiano. Così nel film(etto) di Nicholaus Goossen per certi versi la squadra di collaudatori capitanata da Alex rappresenta il primo prototipo di un ipotetico campione massmediatico dai parametri ideologici e morali completamente rinnovati sulla base di un rapporto diretto con la virtualità dell'immagine pop ed elettronica. Ma la tecnologia è capace di coinvolgere nelle proprie maglie anche le generazioni più vecchie e insospettabili, così sia la nonna di Alex che le sue due simpatiche amiche (le tre donne con cui il protagonista vive e che nella prima parte del film spaccia ai suoi amici, suscitando la loro invidia, per tre avvenenti giovani affamate di sesso) finiscono con lo sfruttare il mezzo televisivo e il videogame come divertissment con cui esorcizzare la propria vecchiaia e abbandonarsi a un piacere puerile che è allo stesso tempo vuoto, sconcertante, ridicolo, ma forse inevitabilmente necessario. Cocco di nonna contiene in sé tutti i germi di questa rivoluzione culturale inaccettabile nel suo essere aprioristicamente anti-umanistica. Pellicola scema che vorrebbe far ridere ma che quasi mai strappa un sorriso, narrativamente e visivamente sconclusionata (come un videogioco del resto), la cui natura approssimativa finisce però con lo sposarsi  perfettamente con i suoi personaggi 'dis-umani'. Cinema plastificato, prevedibile nella sua perfetta adesione alla confezione volgare, il cui fascino risiede in brevi frammenti dove qualsiasi forma di ironia e introspezione viene fagocitata da una onnipresenza della cultura inorganica. Se solo ci fosse stata da parte degli autori una maggior 'consapevolezza postmoderna', Cocco di nonna  avrebbe potuto aspirare a scariche elettriche di ben altro spessore eversivo e filosofico. 

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Titolo Originale: Grandma's Boy

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Regia: Nicholaus Goossen


Interpreti: Alen Covert, Linda Cardellini, Peter Dante, Shirley Jones


Distribuzione: 20th Century Fox Italia


Durata: 94'


Origine: Usa, 2006

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