VENEZIA 64 – "La Zona" di Rodrigo Plà (Giornate degli autori)

E’ un cinema che sa intrattenere lo spettatore con ritmi elevati e scene forti, senza mai cadere in una facile empatia ricattatoria, conciliando in questo modo l’elemento spettacolare con quello critico-sociale

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L’ennesima conferma di quanto il cinema messicano di oggi sia in grande salute ci viene da questa opera prima diretta da Rodrigo Plà. La Zona è infatti un film che riesce a fondere con grandissima maturità sia l’elemento spettacolare che quello sociale e critico, sulla strada del miglior cinema americano arrabbiato e militante (Stone e Spike Lee su tutti), riprendendo per certi versi il tema dell’incomunicabilità tra uomini e classi sociali, con tutte le conseguenze drammatiche già analizzate, seppur con sostanziali differenze, nei recenti lavori di Cuaròn, Inarritu e Del Toro.
Durante una notte tempestosa, un blackout isola un ricco, elegante, sorvegliatissimo residence chiamato La Zona. Tre giovani ladruncoli ne approfittano per entrarvi e rubare nelle case. Ben presto si scontreranno con la rappresaglia violenta e irrazionale dei residenti, diposti a tutto – anche a ricorrere alle illegalità più smodate – pur di proteggere le loro abitazioni dal mondo esterno. E’ un cinema che sa intrattenere lo spettatore con ritmi elevati e scene forti, senza mai cadere in una facile empatia ricattatoria quello su cui è costruito La Zona. Plà non rinuncia un secondo al suo discorso politico: la classe dei ricchi viene rappresenteta con spietatezza e ironia; il suo sguardo da entomologo – in un crescendo di ironia acida che è perfettamente speculare alla disperazione con cui vengono descritte la corruzione della polizia, i pestaggi e la conseguente impotenza della povera gente – accompagna la follia bestiale che in un modo o nell’altro coinvolge tutti i protagonisti della vicenda. Se c’è un elemento di speranza il regista sembra individuarlo nel rapporto tra Miguel, il piccolo ladro rimasto intrappolato nelle mura de La Zona, e Alejandro, giovane liceale incapace di condividere la follia vendicativa dei suoi vicini di casa. Un’amicizia tra un ricco e un povero forse ancora utopistica in una società fortemente spezzata come quella messicana, ma che rappresenta l’unica scintilla di umanità dentro l’universo cupo e grottesco descritto da Plà. In un mondo che i potenti e i padri hanno reso invivibile, costruendo ovunque barriere d’odio, forse spetterà solo ai figli il compito di ricostruire finalmente una comunità degna.

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