Final Fantasy X: gioco o film interattivo?
Se la storia e l’intreccio sono sempre più latitanti nei videogiochi occidentali, una rivalutazione di questi elementi arriva invece dai giochi giapponesi. Esemplare su tutti il nuovo episodio di "Final Fantasy".
Uno dei principali cambiamenti nel mondo dei videogiochi in questi anni non riguarda tanto il fenomeno estremamente apparente ma non sempre sostanziale delle aumentate capacità grafiche, quanto dell’importanza sempre più ridotta della storia, dell’intreccio all’interno del gioco. Le motivazioni di ciò sono principalmente l’ascesa delle console all’interno di questo mercato e la loro “predilezione” per titoli tendenzialmente “arcade” oltre al tentativo di aggiungere ovunque possibile la modalità multiplayer. Il risultato di tale corso è una sempre minore vitalità del genere “adventure”. Nel panorama odierno, pur con potenzialità grafiche superiori a disposizione, non c’è nessun gioco che si possa paragonare – per ricchezza narrativa o per capacità umoristiche – a titoli come The Secret of Monkey Island, Day Of The Tentacle, Indiana Jones and the Fate of Atlantis o, per uscire dal predominio LucasArts, Blade Runner. Le attuali avventure, Myst-style, pur offrendo accurata grafica 3D, siano esse in prima o terza persona, riescono raramente a coinvolgere il giocatore col proprio intreccio, spingendo invece l’acceleratore o sulla complessità degli enigmi o sull’inserimento di elementi “arcade” (come ad esempio in Druuna: Morbus Gravis). Non è però un caso che quando pubblico e critica si trovano davanti ad uno straccio di storia originale, di intreccio ben congegnato, decretano per quel gioco successo imperituro. E’ il caso ad esempio di Half-Life, per cui è stato scomodato un ottimo scrittore di fantascienza come Mark Laidlaw.
La tendenza opposta arriva però, paradossalmente, dal Giappone. Pensando ai giochi provenienti dal paese del sol levante occorre ricordare i generi che sono stati considerati la quintessenza dell’“arcade” ovvero mangiagettoni da sala giochi: picchiaduro e platform. Ma ultimamente la tendenza ad inserire accenni di colore ove possibile (famosi ad esempio i video conclusivi per ogni personaggio della serie di Tekken) viene allargata sempre più fino a trasformare i giochi in veri e propri film interattivi. Si considerino in particolare Metal Gear Solid 2 e Final Fantasy X (entrambi per PS2, il primo prodotto da Konami e distribuito in Italia da Halifax mentre il secondo prodotto da Squaresoft e distribuito da Sony). Non a caso entrambi si rivolgono in maniera privilegiata al pubblico occidentale: MGS2 è completamente ambientato negli Stati Uniti con personaggi americani mentre Final Fantasy è premiato da un maggior successo di vendite nel mercato occidentale e, come conseguenza di ciò, l’ultimo episodio richiama esplicitamente le dinamiche cinematografiche dell’VIII che erano state alla base dell’esordio cinematografico della serie, oltre che essere state criticate dai puri-e-duri nippo-fan che vi avevano – giustamente – visto un tradimento delle regole estetiche orientali. Si tratta però qui di un tradimento “produttivo”: un tradimento che permette di contaminare positivamente entrambe le logiche. Nel caso di FFX la struttura classica del “role playing game” – solo cosmeticamente innovata nella “sferografia”: una sorta di gioco a scacchi in cui ad ogni mossa i personaggi ricevono nuove abilità – viene innestata su una storia intricata ed appassionante che coinvolge passioni primordiali come il rapporto padre/figlio, fedele/religione, tecnica/natura, oltre naturalmente ai rapporti di amore/amicizia in tutte le loro più varie declinazioni. La struttura di film interattivo viene dichiarata fin da subito, dal video introduttivo che accoglie il giocatore non appena inserisce il DVD nella PS2: un gruppo di personaggi su uno sfondo desolato, apocalittico, ed uno di essi, il protagonista, inizia a narrarci gli eventi che hanno portato a quella situazione e che risalgono a più di mille anni prima. Quasi tutto il gioco si configura dunque come enorme flashback continuamente contestualizzato dalla voce “off” del protagonista che commenta gli avvenimenti di volta in volta sottolineandone la relativa importanza.
![](https://i0.wp.com/www.sentieriselvaggi.it/wp-content/uploads/public/articoli/2301/Images/final4.jpg?w=150&ssl=1)