"Come tu mi vuoi", di Volfango De Biasi

Volfango De Biasi scrive e dirige un film che vorrebbe mostrare alcune contraddizioni, come quella tra essere e apparire, tipiche delle società moderne. La sua scrittura, filmica quanto di sceneggiatura, risulta essere però troppo legata a stereotipi narrativi e trova una sua autonomia solo quando si sofferma a scoprire i corpi dei protagonisti.

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Un enorme cartellone pubblicitario svetta sui tetti de "La Sapienza". In primo piano un culo di donna. Poi una frase “+ Cool – Tura”. Con questa immagine, dalle delicate sfumature metaforiche, si sintetizza la presunta situazione socio-culturale italiana, paese nel quale la proprietà di un bel corpo sembra essere diventata indispensabile per poter lavorare, non più solo in Tv o al cinema, ma in qualsiasi altro settore. Questi sono anche i pensieri che Giada (una sorprendente Cristiana Capotondi) appunta sui suoi taccuini. Dove scrive il suo modo di vedere il mondo e le sue brutture. Da un punto di vista estetico e non morale anche Giada però è brutta. Brutta e intelligente. Come se nell’università italiana potessero esistere solo due tipologie di persone. Esseri mostruosi che passano le loro nottate da vampiri a succhiare nozioni dai libri e tipi di bell’aspetto, impaccati di soldi, che passano le loro nottate da vampiri in discoteca, a succhiare vodka gelata, a ballare e a fare incetta di giovani ragazze libidinose. A questa seconda categoria appartiene Riccardo (Nicolas Vaporidis), che all’università ci va giusto per fare contento il papà ricco e imprenditore e che invece vorrebbe solo divertirsi e occuparsi di fotografia.
E proprio prima di un esame i due si incontrano. Giada inizierà, in seguito, a dare ripetizioni a Riccardo. Poi l’inevitabile storia d’amore, i litigi, forse la scoperta di quanto siano importanti i veri sentimenti.
Volfango De Biasi, regista e anche autore della sceneggiatura, uscita in versione director’s cut per Mondadori, dice di aver studiato in America. E si vede. La sua scrittura infatti è applicazione pratica di teorie su come costruire una sceneggiatura. Il suo meccanismo narrativo è troppo pulito, lineare, basato su tipizzazioni caratteriali e su personaggi stereotipati. Un modo per venire incontro alle capacità ricettive dello spettatore, secondo il regista. Ma anche un modo per non rischiare nulla.
La sua scrittura e il suo modo di riprendere che tanto vorrebbero criticare la nostra società, non si allontanano però da quei metodi che la società stessa utilizza per autoglorificarsi, tanto sulla carta quanto su uno schermo.
L’unica sequenza che veramente mostra qualcosa, che riesce a trasmettere emozioni reali è paradossalmente quella in cui Giada e Riccardo fanno sesso per la prima volta. L’inquadratura si spoglia dalle convenzioni così come i corpi dei due personaggi si spogliano delle loro rigide caratterizzazioni narrative. E allora negli occhi e nel corpo nudo di Giada si percepiscono una femminilità, una bellezza e anche una coscienza di sé che riescono a segnare in profondità la vera essenza del personaggio e lo stesso accade per Riccardo, da cui viene fuori una sensibilità e un romanticismo che non riusciranno ad emergere più in nessuna altra occasione.
Ed è paradossale che una storia che sembra prendersela con lo sfruttamento mediatico del corpo femminile riesca a trovare il suo momento di massima sincerità e pienezza filmica proprio quando quel corpo la mostra senza veli, spogliato, esplicito.
Ma allora è proprio vero che mostrare la nudità, il corpo e se si avesse più coraggio anche i genitali maschili quanto femminili sia solo un modo per mercificare il sesso, un modo per vendere di più? O forse è solo uno sguardo nuovo quello che manca, uno sguardo che riesca a mostrare attraverso il sesso e il corpo proprio quelle sensazioni e quelle emozioni che altrimenti non riuscirebbero mai ad uscire fuori, che non potrebbero mai essere colte in altri modi.
In questa sequenza lo sguardo del regista si allontana dalla linearità del suo filmare per scoprire veramente qualcosa, per mostracelo in maniera diversa, personale.

Regia: Volfango De Biasi
Interpreti: Cristiana Capotondi, Nicolas Vaporidis, Giulia Steigerwalt, Elisa Di Eusanio
Distribuzione: Medusa
Durata: 107'
Origine: Italia

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