“Una delle categorie meno solidali, nel nostro Paese, è quella degli sceneggiatori. Siamo eternamente divisi tra chi si sente artista e chi manovale. Dubito che i primi sciopererebbero per sostenere le esigenze dei colleghi delle soap”. Per Paola Pascolini, autrice di ‘Un Medico in famiglia’ e ‘Le ragazze di San Frediano’, in Italia sarebbe impossibile una protesta così compatta come quella che gli sceneggiatori stanno portando avanti da una settimana negli Stati Uniti.

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Eppure, di motivi per scioperare ce ne sarebbero: “primo fra tutti – afferma Pascolini sul Giornale dello Spettacolo – la creazione di un contratto tipo, con uno standard di compenso sotto il quale non scendere. Tutelerebbe gli autori già affermati, la qualità del lavoro e i giovani, che vanno guidati, non sfruttati. Ma finché la categoria non si autoriconosce, sarà difficile che ottenga riconoscimenti da altri”.

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“Noi della fiction, poi – continua Pascolini – siamo l’ultima ruota del carro. Persino al Festival della Fiction di Roma, dove si attribuiva un premio alla sceneggiatura, nel programma erano menzionati tutti, registi, attori, costumisti, tranne gli autori. All’ultimo censimento la categoria non era nemmeno contemplata”.

Sulle possibili conseguenze in Italia dello sciopero americano, Pascolini sostiene che “forse potrà averne per i doppiatori, ma tra la scrittura in America e la messa in onda in Italia ci sono ampi margini di tempo per recuperare. Non credo che, almeno in tv, si rischi una paralisi anche qui, né che si aprano spazi per nuove serie nostrane”.

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